Autorevolezza e autorità: differenze fondamentali nel modo di influenzare
Quando si parla di autorevolezza e autorità è necessario tenere ben in mente che sono due differenti concetti e fonti di influenza.
Analizziamo insieme cosa intendiamo cosa stanno a significare questi due termini nella loro specificità!
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Autorevolezza e autorità: due mondi a confronto
Si parla di autorità quando il processo di influenza della persona proviene da una legittimazione formale dell’organizzazione. E quindi lo Stato, l’azienda per cui si lavora, l’istituto scolastico in cui ci si sta formando e così via.
I singoli ricevono la propria autorità in modo formale e dall’alto di un grado più elevato. E quest’autorità è ricevuta dalla gerarchia di un’organizzazione a cui più persone appartengono.
L’autorità è quindi una delle possibili fonti di influenza adatto di solito alle organizzazioni che:
- seguono un modello organizzativo burocratico gerarchico;
- stabiliscono procedure chiare ed impartiscono direttive;
- presentano una condizione di monopolio o semi monopolio;
- registrano un’assenza di concorrenza;
- si trovano in condizioni stabili;
- hanno dei collaboratori che aderiscono in modo acritico alle richieste del capo.
In quest’ottica gli utenti, per soddisfare i propri bisogni non hanno alternative se non rivolgersi a servizi e prodotti di una determinata azienda.
Al contrario, si parla di autorevolezza quando la legittimazione delle persone non proviene da una entità terza, come l’organizzazione lavorativa in sé. La forza proviene dal potere personale di un singolo che esercita influenza. Essa è più adatta ove il contesto lavorativo sia estremamente instabile e presenti un numero considerevole di concorrenti.
L’importanza dell’autorevolezza
Laddove il contesto lavorativo presenti molti cambiamenti, come quello tecnologico, l’azienda ha bisogno di differenziarsi dai concorrenti e attrarre e trattenere i clienti.
E per farlo le persone che fanno parte dell’azienda devono acquisire autorevolezza per:
- adeguarsi ai continui cambiamenti;
- sviluppare maggiori competenze tecniche e trasversali;
- attrarre e trattenere clienti;
- rispondere in modo positivo all’esigenze del mercato.
In quest’ottica l’azienda non lavora per un capo ma per il cliente. Funzionare in base all’autorità non funziona perché:
- rende passivi e non proattivi;
- non spinge ad aumentare le competenze;
- spinge ad ubbidire senza scatenare ingaggio;
- aumenta il livello di lamentela e conseguente assenteismo;
- atrofizza l’energia propria ed altrui;
- diminuisce le capacità di problem solving.
Avere persone poco demotivate e con scarse competenze si traduce in un minor vantaggio competitivo e di conseguenza in minori profitti.
L’autorevolezza prevede invece una relazione con i collaboratori ottimale, curata ed efficace nella comprensione dei loro bisogni. E per farlo è necessario acquisire competenze trasversali che permettono di comprendere gli altri, ispirarli e costruire una relazione di fiducia reciproca.
Di certo, dietro l’autorevolezza c’è una scelta. Investire su quest’approccio, affinchè sia efficace richiede tempo e fatica, ma promette ottimi risultati.
Consigli per allenarsi dal punto vista pratico
Come abbiamo visto finora, in molte aziende l’autorità tradizionale non è sufficiente per gestire con successo i team.
Per sviluppare autorevolezza, dal punto di vista pratico, è necessario sviluppare competenze di
- comunicazione efficace: comprendere cosa è importante per l’altro. E quindi comunicare in modo chiaro, diretto e trasparente, fornire istruzioni, rispondere alle domande e offrire feedback costruttivi;
- ascolto attivo: prestare attenzione a idee, opinioni e dubbi dimostrando interesse genuino e rispondendo in modo adeguato alle esigenze;
- coerenza tra parole ed azioni: vivere i valori e le aspettative che si promuovono assicurandosi che le proprie azioni siano allineate con ciò che si comunica. La coerenza aumenta fiducia e rispetto;
- partecipazione: coinvolgere attivamente i membri del team nelle decisioni e nelle attività valorizzandone opinioni e contributi. Quest’atteggiamento attiva aumenta il senso di appartenenza e l’impegno nel lavoro;
- gestione del tempo efficace: saper gestire le priorità, pianificare le attività e promuovere l’efficienza nel lavoro;
- riconoscimento ed apprezzamento: celebrare i successi e i traguardi raggiunti aumenta la motivazione e l’impegno dei collaboratori;
- flessibilità ed adattabilità: essere disposti ad affrontare cambiamenti tramite soluzioni creative e innovative;
- empatia e supporto: dimostrare interesse per il benessere e le esigenze individuali dei collaboratori e fornire un supporto adeguato.
Esempi di persone di successo
Analizziamo insieme alcune figure imprenditoriali celebri che hanno utilizzato al meglio il potere dell’autorevolezza ed altre skills vincenti:
- Steve Jobs: il suo segreto di successo è stato comprendere la necessità della squadra fin dalla nascita della piccola startup, prima di diventare il colosso Apple. Steve Jobs ha sempre sostenuto l’importanza di un team eterogeneo, fedele ai valori aziendali, liberi di agire senza un controllo forzato.
Carismatico, dotato di un grande potere motivazionale, in grado di coinvolgere i dipendenti in una grande famiglia; - Adriano Olivetti: il celebre imprenditore italiano è sempre stato attento alla qualità della vita lavorativa dei lavoratori. Il suo segreto è stato quello di mettere al centro dell’attenzione la persona e non solo i profitti.
L’imprenditore ha avuto la capacità di riconoscere, prima di altri, che un lavoratore felice produce di più; - Chiara Ferragni: l’imprenditrice digitale ha avuto la capacità di motivare altamente il suo team scegliendo pochi e fidati collaboratori e untando soprattutto su giovani, In un periodo in cui la tecnologia era in evoluzione, ha creato ex novo un lavoro per sé stessa e per altri.
Come abbiamo visto, l’autorevolezza è un approccio di leadership essenziale per guidare con successo il proprio team!