La comunicazione non verbale: il sistema complesso dei segni
La comunicazione non verbale è un modo di comunicare, insito in noi, tramite cui interagiamo con segnali non verbali, quali sguardi, espressioni del viso e gesti.
Analizziamo insieme in che cosa consiste questo tipo di comunicazione e come fare a decodificare i messaggi!
Indice dei contenuti
In che cosa consiste la comunicazione non verbale
A livello generale, la comunicazione consiste in un sistema complesso di segni costruito nel tempo prima di essere in grado di utilizzare la parola. Il nostro corpo, infatti, si esprime anche attraverso postura, gesti, espressioni facciali, contatto visivo e linguaggio paraverbale.
La comunicazione non verbale è quindi una tipologia di comunicazione che si esprime attraverso segnali non verbali. Si tratta di un processo di scambio di informazioni e messaggi che va oltre al linguaggio semantico.
Le sue radici sono antiche. Le prime analisi sulle emozioni dell’uomo (e dell’animale) si devono a Darwin, nel 1872. Successivamente, nel Seicento alcuni filosofi si erano resi conto che la postura del corpo mostrava involontariamente intenzioni ed emozioni dell’individuo. Il primo a coniare il termine fu però, verso gli anni 50’ del nostro secolo lo psichiatra Jurgen Ruesch.
Ad oggi, la comunicazione non verbale è considerata universalmente comprensibile, in grado di superare ogni barriera linguistica. Il motivo è molto semplice: ciascuno di noi comunica, volente o nolente, tramite l’espressione facciale e i movimenti del corpo. Spesso lo fa per sottolineare i concetti che sta esprimendo o per mostrare uno stato di apertura o chiusura nei confronti dell’interlocutore.
Attenzione però. La comunicazione non verbale non è comprensibile in ogni cultura. Etnie o culture differenti hanno delle gestualità differenti con un significato a volte completamente diverso.
Comunicazione non verbale: componenti principali
La comunicazione non verbale si suddivide in quattro specifiche componenti:
- sistema paralinguistico: si tratta del sistema vocale non verbale, e quindi tono, frequenza e ritmo della voce, compreso il silenzio;
- prossemica: ogni messaggio che il corpo invia occupando un determinato spazio (intimo, sociale, pubblico o personale) hanno un senso specifico. Tra questi troviamo, ad esempio, la distanza che il soggetto mantiene dal suo interlocutore;
- sistema cinesico: comprende tutti gli atti comunicativi del corpo, tra cui principalmente gestualità, contatto visivo, mimica facciale, e postura;
- aptica: riguarda la comunicazione espressa tramite il contatto fisico, tra cui le strette di mano, i saluti, gli abbracci, etc.
Inoltre, la comunicazione non verbale trova, tra le sue espressioni, quella in:
- gesti: accompagnano le parole dell’oratore in qualsiasi contesto pubblico o privato. Alcune etnie, tra cui noi italiani, li utilizzano per accompagnare i propri discorsi e farsi comprendere dagli interlocutori con cui si interfacciano.
- espressioni facciali: hanno un grande peso nelle interazioni. Il viso lascia trapelare emozioni che attraversano corpo e mente di chi ci circonda;
- postura: rappresenta la capacità del singolo di gestire ed occupare uno spazio e può mostrare apertura o chiusura nei confronti dell’interlocutore.
Non c’è motivo di avere timore di tutto ciò, rivelarsi agli altri attraverso ciò che si sente rende le persone umane!
Linguaggio paraverbale e contatto visivo
La qualità di una comunicazione dipende per il 38% dalla comunicazione di tipo paraverbale e solo il 7% dall’ interazione dialogica.
Il linguaggio paraverbale fa riferimento al modo in cui qualcosa viene detto: tono di voce, pause, respiro, velocità e volume.
Anche il silenzio e le pause sono degli elementi preziosi e potenti in una conversazione, molto di più di quanto si possa pensare. Rimanere in silenzio può indicare, ad esempio confusione emotiva tempo di elaborazioni per riflessioni profonde, a seconda del contesto in cui si presenta.
Infine, un’ultima parte della comunicazione non verbale molto importante, è quella che riguarda il contatto visivo. Uno sguardo, acuto, espressivo o spento, è parte del contatto visivo che si instaura con l’altro.
A seconda di come è posto, denota preoccupazione, paura, sicurezza, apertura, smarrimento e così via.
Inoltre, per essere un buon comunicatore è fondamentale creare il contatto visivo, e non guardare ai piedi dell’interlocutore. Questo stratagemma:
- è sinonimo di sicurezza;
- indica interesse e emotività positiva nei confronti della persona con cui stiamo comunicando;
- aumenta la concentrazione sul discorso;
- permette di avere controllo sul pubblico cercando di capirne le esigenze.
D’altra parte, evitare il contatto oculare potrebbe indicare disinteresse o fa svolgere qualche sospetto, come se si cercasse di nascondere qualcosa
L’approccio con altre culture
Ad oggi, è normale confrontarsi con altre culture, differenti da quella italiana.
Avere una conoscenza di altre lingue è sicuramente fondamentale per abbattere le barriere linguistiche, ma non sufficiente. Infatti, dietro ogni lingua si nasconde un’intera cultura. Quando ci si rapporta con qualcun altro, quindi, è necessario utilizzare alcune accortezze in base al diverso stile di comunicazione culturale. Tra queste:
- valutare se la cultura di arrivo è solita al contatto o meno: analizzare quindi quale spazio prossemico, ovvero distanza fisica da mantenere nelle interazioni sociali, si utilizza. Gli italiani, ad esempio, hanno atteggiamenti solitamente caldi e impulsivi nella comunicazione non verbale;
- conoscere i modi più comuni di scambiare convenevoli: ad esempio abbracci, baci sulla guancia, strette di mano. Per molte culture e spiacevole e provoca situazioni di imbarazzo superare la zona intima personale;
- calibrare l’entusiasmo con cui cominciare o interrompere il flusso della conversazione. Saper ascoltare attivamente è molto importante e, di base, interrompere l’interlocutore non rende buoni oratori. Soprattutto in alcune nazioni, come Cina e Giappone, si seguono ritmi di conversazioni che incoraggiano calma e comportamenti accomodanti.
Come è evidente esiste una moltitudine di elementi da tenere in considerazione nello spettro culturale della comunicazione non verbale. Conoscere al meglio le dinamiche è fondamentale per potersi definire degli ottimi comunicatori!