Economie di apprendimento: cosa sono e come si ottengono
Spesso indicate con l’acronimo EDA, le economie di apprendimento sono delle oscillazioni del costo di realizzazione di un prodotto che tendono a ridurlo nel tempo, man mano che questo si afferma. Con apprendimento si intende un processo con cui si acquisiscono nuove conoscenze e abilità, sia da parte delle persone che da parte di altri soggetti. Per esempio le intelligenze artificiali o i processi produttivi, come in questo caso.
Potremmo dire in sintesi che più esperienza si accumula minori sono le energie richieste per svolgere una determinata azione, e rapportarlo alle aziende. In un sistema di produzione questo significa impiegare meno tempo per realizzare un articolo, un minore spreco di materiale e una maggiore coordinazione fra i reparti. Senza questo effetto non si potrebbe avere efficienza economica.
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Qual è la definizione di economie di apprendimento?
Per usare un linguaggio tecnico possiamo definirle come delle riduzioni del costo medio totale dei metodi e dei processi di produzione di un bene dovuti all’esperienza accumulata. Si tratta di un fenomeno che rientra fra le economie interne alle aziende, non legate agli eventi o ai cambiamenti che avvengono esternamente. Ma anche se il mercato non ha effetti su questa riduzione, non vuol dire che valga anche il contrario.
In effetti le economie di apprendimento possono essere uno strumento importante per portare un’azienda in vantaggio sui competitor del suo settore. Questo vale in particolare per i brand più autoritari e che esistono da diverso tempo, mentre è meno accentuato nel caso delle startup. Un altro fattore che può influenzare questo vantaggio è quanto sia specializzato il brand, ovvero se opera o meno in un settore di nicchia.
Dato che come abbiamo detto le EDA portano a una riduzione del costo medio di realizzazione di un articolo, bisogna capire come valutare la sua portata. A questo scopo la si può rappresentare con un grafico chiamato curva di apprendimento. Sulle ascisse si riporta il tempo necessario per acquisire esperienza e coordinazione nel processo produttivo, mentre sulle ordinate quali sono i miglioramenti registrati.
Anche se il nome stesso attribuito al grafico parla di un “curva”, non è detto che alla fine la linea che rappresenta la relazione appaia di questa forma. Si tratta solo di una denominazione indicativa, mentre ciò che ci si attende dalla rappresentazione è un andamento crescente, mai verso il basso. Lo stesso grafico si utilizza anche in ambito informatico per valutare l’efficienza di alcuni software.
Cosa provoca la riduzione dei costi
Riuscire a realizzare delle economie di apprendimento all’interno di un’attività sono necessarie due azioni principali.
Il primo è l’affinamento dei metodi per produrre un bene, il secondo invece è l’affermarsi di sistemi organizzativi efficienti. Perché queste avvengano rapidamente è necessario che un’azienda abbia dei ritmi di lavoro intensi e i processi di produzione sono articolati.
La ragione è che se si lavora ad alto regime si acquisisce esperienza in modo più rapido rispetto a quando la produzione è moderata. Per quanto riguarda i processi produttivi invece è abbastanza logico intuire che più questo è complesso più risulterà migliorabile man mano che ci si prende dimestichezza. Un sistema semplice al contrario di solito non ha grossi margini di miglioramento proprio perché presenta un tasso di errore più basso.
Per quanto possano portare vantaggi a un brand, c’è da dire che le economie di apprendimento hanno un limite, o meglio un punto in cui tendono a stabilizzarsi. Nella curva di apprendimento nominata prima quindi si osserverà un arresto della fase crescente e una linea piatta, ovvero una fase di plateau. A seconda del settore in cui opera l’azienda però questa fase arriverà in tempi diversi. Alcune acquistano efficienza in modo rapido, altre in tempi più lunghi.
Le economie di apprendimento nel pratico
Per comprendere meglio questo fenomeno è il caso di provare a cercare qualche esempio concreto.
Il settore energetico può offrirne più di uno dato che le modalità di produzione dei pannelli solari si sono evolute parecchio nel corso degli anni. Ogni volta che un’azienda ha eseguito un upgrade del proprio sistema di produzione in breve tempo è riuscita a scavalcare rapidamente la concorrenza.
Un altro settore dove possiamo trovare più di un’azienda che è riuscita a realizzare delle economie di apprendimento ricavando un vantaggio competitivo è quello dell’elettronica. La lavorazione dei microchip avviene con tecnologie sempre più sofisticate che stanno permettendo di abbassare i costi di produzione.
Non dobbiamo confondere l’effetto di riduzione dei costi di produzione di un’azienda con quella che è la qualità del prodotto. Il fatto che si abbia efficienza produttiva infatti non è in alcun modo collegato alla bontà dei beni realizzati.
Quali sono le altre economie interne
Oltre alle economie di apprendimento ci sono altri tre fenomeni che dipendono solo da come l’azienda si gestisce al proprio interno. Tra questi ci sono le economie di scala interne, che misurano l’efficienza del reparto produttivo di un brand. Dipendono perciò dalle decisioni prese dal team che gestisce la produzione, diversamente da quelle di scala esterne che invece derivano da cambiamenti relativi al settore dell’azienda. Inoltre i fenomeni esterni offrono di solito vantaggi competitivi minori.
Sono legate alla gestione interna anche le economie di scopo, ossia un effetto di efficienza economica provocato dalla produzione congiunta di almeno due beni. Per essere più precisi potremmo parlare di sinergia di produzione fra due o più articoli Come per le economie di apprendimento l’efficienza si traduce in un calo del costo medio di produzione. Al loro interno queste economie si suddividono ulteriormente in fenomeni di gamma, di portata, di diversificazione e di ampiezza.
Infine troviamo le economie di elasticità produttiva. Nelle aziende per elasticità si indica la possibilità di sottoutilizzare degli impianti senza che questo si traduca in un aumento significativo del costo medio del prodotto. Capita infatti che a causa di oscillazioni della domanda di alcuni prodotti un brand cerchi di produrne di meno per un periodo, in modo da non stipare i magazzini.
Più elastico risulta un impianto produttivo, più facile risulta far fronte a periodi in cui la domanda è in calo. Possono influire su questo aspetto diversi fattori, tra cui per esempio i costi energetici e l’efficienza dell’impianto.