Blog
Corsi.online > Blog > News > Emergenza povertà educativa: minaccia al futuro delle nuove generazioni
- 14-11-2023
- Nausicaa Tecchio
- In News
- 4 minuti
Emergenza povertà educativa: minaccia al futuro delle nuove generazioni
Quando si parla di povertà educativa bisogna fare attenzione a non confonderla con una forma di ignoranza scelta su base volontaria, come di chi non ha interesse negli studi. L’espressione fa riferimento invece alle scarse possibilità di istruirsi offerte ai ragazzi a prescindere dal loro talento. Si tratta di una condizione che spesso si accompagna alle difficoltà economiche familiari. Nel quadro rientrano i casi di abbandono scolastico che però sono solo una parte del problema che in Italia sta aumentando anziché diminuire. Anche quando c’è la possibilità di terminare almeno le scuole superiori si riscontrano livelli di apprendimento bassi. Questo lo provoca anche la mancanza del giusto supporto, come un adeguato numero di ore di sostegno.Indice dei contenuti
La povertà educativa e il digitale
Come accennato questa espressione si riferisce alle situazioni in cui bambini e ragazzi vengono privati della possibilità di imparare, sperimentare e far fiorire il loro talento. Oggi il fenomeno appare più accentuato rispetto a qualche anno fa anche a causa della pandemia da Covid-19. Meglio sarebbe però puntare il dito contro le sue conseguenze tra cui la chiusura prolungata delle scuole. Perdere l’abitudine di fare lezione interagendo in prima persona con insegnanti e compagni ha fatto venire meno la motivazione in molti ragazzi. Inoltre la DAD ha accentuato il divario tra i minori provenienti da famiglie con condizioni economiche diverse, poiché molti erano costretti a seguire la lezione da dispositivi datati. La povertà educativa è nata anche dalla frustrazione dei ragazzi costretti ad arrangiarsi. Nonostante l’impegno delle scuole soprattutto gli alunni che necessitavano di un insegnante di sostegno sono rimasti indietro rispetto ai compagni. I problemi più grandi però sono nati nelle località montane dove la connessione Internet non era stabile o in certi casi era del tutto mancante. Anche se oggi la didattica è tornata in presenza due anni di scuola per alcuni sono quasi andati persi. Mentre la digitalizzazione dell’Italia prosegue si spera che le misure introdotte per sostenere le famiglie siano sufficienti. Prima della pandemia più del 5% dei nuclei familiari con figli dichiarava di non potersi permettere un PC. Uno scenario che si capovolge invece quando si guarda a come è aumentata la dipendenza da tablet o smartphone in seguito all’isolamento, segnalata da otto genitori su dieci.L’abbandono degli studi
La fascia di età dove risalta maggiormente il fenomeno della povertà educativa è tra i quindici e i ventinove anni. Tra questi giovani il 23,1% infatti non studia e nemmeno riesce a iniziare un rapporto di lavoro, entrando a tutti gli effetti nella categoria dei NEET (Not in Employment, Education or Training). Nel 12% dei casi non sono in possesso nemmeno del diploma di scuola superiore. Tra coloro che invece riescono a terminare la scuola superiore il 9,7% non riesce ad inserirsi in un percorso di studi universitario. La formazione ottenuta spesso è insufficiente per le aziende e così si trovano bloccati senza avanzare in alcuna direzione a causa delle competenze inadeguate ad aprire loro un futuro. La disillusione dopo il diploma porta a scoraggiarsi e ad abbandonare ogni prospettiva. In Italia la percentuale maggiore di studenti che lasciano la scuola si può trovare in Sicilia, Campania e Sardegna. In queste aree le condizioni economiche in media sono peggiori che nel resto del Paese dunque per le famiglie sostenere i ragazzi mentre studiano si rivela più difficile. Ma un altro dato che colpisce è quello relativo alle percentuali nei due sessi. Pare che tra i NEET sia maggiore il numero delle donne, tra cui diverse sono anche madri di uno o due figli. Questo fenomeno fa riflettere sulla maggiore pressione che possono sentire le giovani per badare alla casa e alla famiglia rispetto agli uomini. Solo il 3% di chi è padre rientra fra chi rimane a casa per badare ai figli.Povertà educativa e istruzione sempre più cara
Sebbene si dica che la scuola debba essere per tutti, non c’è dubbio che negli anni il costo del materiale scolastico e dei libri di testo sia via via aumentato. Esiste un bonus per l’acquisto che però varia da regione a regione e ad esempio chi ha un ISEE adeguato per richiederlo in Piemonte ci dovrebbe rinunciare in Lazio. Addirittura può cambiare fra province della stessa regione. Questo disagio si fa sentire soprattutto per chi opta per continuare gli studi dopo il liceo. Un libro per preparare un esame universitario può arrivare a costare più di 120 euro, una spesa spesso costretta poiché i professori non forniscono materiale sufficiente. Controllando, alcuni insegnanti sono fra gli autori che hanno contribuito a stendere i testi e potrebbero avere degli interessi a riguardo. Guardando alle superiori invece molti ragazzi scelgono un percorso di studi senza riflettere o spinti dai genitori trovandosi poi in difficoltà con i programmi. Spesso devono fare ricorso a lezioni aggiuntive o ripetizioni da insegnanti privati che però richiedono ulteriori spese per la famiglia. Le scuole prevedono dei corsi di recupero ma si organizzano sempre come sessioni di gruppo e non come aiuto individuale. Senza una maggiore collaborazione fra le famiglie e gli istituti scolastici molti studenti continueranno a rimanere indietro con gli studi, arrivando anche a ritirarsi nei casi più gravi.Gli obiettivi futuri per contrastare il fenomeno
Tra gli enti che si muovono per attenuare la povertà educativa c’è la sede italia di Save the Children, un’organizzazione internazionale che lavora per garantire il rispetto dei diritti dei minori. In particolare da tempo questa ONG sottolinea il binomio fra lo scarso livello di istruzione dei ragazzi e la povertà economica di loro nuclei familiari. Save the Children per il 2030 ha individuato tre obiettivi per l’Italia, il primo dei quali è portare tutti gli under 15 a raggiungere gli obiettivi minimi in lettere e matematica. I test OCSE PISA evidenziano che per ora un quarto degli studenti non riesce a raggiungere questo livello. Il secondo obiettivo punta invece ad abbassare il tasso di dispersione scolastica almeno del 5%. Infine il terzo e ultimo fine è quello di riuscire a permettere ai bambini e ai ragazzi in età scolare di svolgere attività culturali anche al di fuori da scuola. Tra queste rientrano le visite ai musei, lo sport o andare a teatro.Nausicaa Tecchio
Ghostwriter e copywriter freelance
Condividi su
Categorie del Blog
Preparazione esami universitari | 1 esame
Devi superare un esame all'università? Se hai difficoltà a trovare il metodo di studio più efficace e hai bisogno migliorare il tuo rendimento, grazie ai nostri corsi di preparazione agli esami universitari puoi essere affiancato/a da docenti esperti e specializzati nella disciplina di tuo interesse.