Kintsukuroi, come trasformare le avversità in opportunità
La vita non è priva di fratture, ma cosa accadrebbe se ogni crepa si trasformasse in un’opportunità per creare qualcosa di ancora più prezioso?
L’antica arte giapponese del Kintsukuroi — o Kintsugi, letteralmente “riparare con l’oro” — ci insegna che, di fronte alla difficoltà, si può ricostruire la propria vita: le rotture possono essere viste non come difetti, ma come tappe di un percorso di rinascita. Questa filosofia non si limita al restauro di oggetti, ma offre una potente metafora per affrontare le difficoltà personali, trasformandole in strumenti di crescita e resilienza.
In questo articolo, esploreremo il significato del Kintsukuroi e come applicare i suoi principi per trarre valore dalle sfide della vita. Analizziamo insieme questa corrente di pensiero e i concetti importanti che riguardano il benessere emotivo personale!
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Alle origini della filosofia
La tecnica del kintsukuroi venne inventata intorno al XV secolo. Yoshimasa, lo shogun di Ashikaga, dopo aver rotto la propria tazza di tè preferita la inviò in Cina per farla riparare. Le riparazioni avvennero però con legature metalliche poco estetiche non gradite al sovrano che non fu soddisfatto del lavoro.
Per questo motivo, la riparazione venne successivamente affidata ad alcuni artigiani giapponesi che decisero di trasformarla in gioiello riempiendo le crepe con resina laccata e polvere d’oro.
Anche a livello artistico viene applicato lo stesso concetto. La pittura, in Giappone, è infatti sempre stata vista come un gesto spontaneo e immediato che dà importanza al vuoto tra le forme.
L’opera lascia spazio all’immaginazione dello spettattore risultando aperta e colui che la osserva la completa con lo sguardo. Al contrario, nel mondo occidentale, lo spazio privo di qualcosa ha sempre avuto valenze negative. La tela doveva essere ricoperta di colore, gli elementi distribuiti nello spazio con perizia, rispettando i canoni del manierismo e della prospettiva.
Ma il vuoto, in realtà, come ci insegna l’Oriente è un principio generatore da cui tutto si manifesta, dando poi forma. Così come accade nella filosofia Zen, il pensiero crea spazio tra le idee caotiche che affollano la mente e riporta l’attenzione al qui e ora.
Che cos’è il Kintsukuroi
L’Oriente ha fornito un importante contributo alla psicoterapia tramite il Kintsukuroi. Il termine prende origine da “Kintsugi”, letteralmente “riparare con l’oro“. Si tratta di una pratica giapponese per aggiustare oggetti che va ben oltre la semplice riparazione.
Tramite l’utilizzo di un collante naturale mescolato con un metallo prezioso, di solito l’oro liquido, si uniscono i frammenti di un oggetto rotto trasformandolo in qualcosa di ancora più raffinato. Riparato, acquisisce una nuova qualità che lo arricchisce e ne accresce il valore. Invece di nascondere le crepe, le mette in risalto, conferendo all’oggetto una bellezza unica.
Anche la vita può rompersi in mille pezzi, ma non per questo bisogna aver paura ma imparare a reagire in modo diverso. La crepa dell’oggetto riparato testimonia la fragilità del materiale stesso, ma lasciarle in evidenza e mostrarle impreziosite significa attribuirle il giusto valore e la capacità di rigenerarsi dopo la rottura. Per questo impreziosire le crepe con fili di oro o argento per i giapponesi significa far nascere nuova bellezza.
In questo senso la corrente filosofica del Kintsukuroi celebra la resilienza e l’accettazione delle imperfezioni.
Nelle culture orientali, infatti, le difficoltà vengono viste come opportunità di crescita e trasformazione, non difetti da nascondere. Solo accettando e utilizzando come risorse per un cambiamento positivo gli errori e i traumi del passato è possibile una crescita interiore.
Il messaggio positivo del Kintsukuroi
Ciò che propone la filosofia del Kintsukuroi è di guarire le ferite emozionali e trasformare le avversità in opportunità, senza negarle o rifiutarle.
Nella vita è quindi necessario:
- cercare il modo di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici;
- crescere attraverso le proprie esperienze dolorose;
- valorizzarle ed esibirle;
- comprendere che le ferite rendono ciascuno unico e prezioso.
In questo senso, viene data la possibilità a chiunque abbia sofferto di:
- trovare una chiave di lettura del proprio dolore;
- rendere le proprie fragilità un punto di forza;
- raggiungere nuove consapevolezze;
- conoscere le proprie ferite, accettarle e prendersene cura.
A volte, certamente, il processo non è semplice. Per riuscire a razionalizzare gli avvenimenti dolorosi è quindi necessario prenderne le distanze e provare a pensare diversamente attraverso la forza emozionale. Ciascuno è in grado di trovare dentro di sè le proprie risorse, una motivazione personale che permetta di andare avanti. Esibire le proprie ferite significa valorizzarle e comprendere che sono proprio queste che rendono ogni persona unica e preziosa.
Il dolore fa parte della vita, ciò che è accaduto non viene dimenticato ma trattato, ovvero trasformato ed integrato nella rete dei propri ricordi in modo da permettere alla persona di continuare a vivere.
Come sviluppare resilienza
Prendendo spunto dal Kintsukuroi, è possibile applicare nella vita quotidiana alcune strategie utili per trasformare una ferita in un’occasione di crescita.
- Accettare che non dipende tutto da noi: nonostante l’impegno in qualcosa, è necessario ricordare ed essere consapevoli che gli avvenimenti non dipendono solo da noi stessi e possono prendere direzioni inaspettate indipendentemente da ciò che abbiamo fatto.
- Comprendere che la sofferenza fa parte della vita umana: si tratta di componente naturale che contribuisce alla nostra evoluzione. Accettare il dolore significa maturare, responsabilizzarci ed eliminare l’illusione infantile secondo la quale ogni problema della nostra esistenza può essere risolto.
- Affrontare le avversità come sfide per migliorarci: riflettere su cosa che non ha funzionato in una determinata situazione e comprendere che, grazie a questo errore, in futuro si agirà meglio.
- Condividere il dolore: spesso, in caso di eventi negativi, si ha la sensazione di essere gli unici ad aver vissuto determinati eventi. Ma ognuno ha il proprio bagaglio di infelicità. Confrontarsi e condividere le sensazioni con qualcuno che ha affrontato un trauma simile, può contribuire a trovare la pace interiore.
Nel Kintsugi, le riparazioni non si limitano a “nascondere” i danni, ma li trasformano in decorazioni. Allo stesso modo, possiamo rielaborare gli eventi difficili della nostra vita per trovare un significato più profondo.
Proviamo a chiederci: Cosa ho imparato da questa esperienza? Come posso usare questa lezione per crescere?
La resilienza è la “colla d’oro” della crescita personale. Si sviluppa affrontando le sfide con pazienza e determinazione, senza lasciarsi sopraffare. Ogni volta che cadi e ti rialzi, diventi più forte e preparato per il futuro. Fondamentale è quindi accogliere i cambiamenti come parte naturale del processo.
Ogni crepa rende l’oggetto unico e irripetibile. Lo stesso vale per le nostre esperienze: le difficoltà vissute ci modellano e ci rendono autentici.
Bisogna abbandonare il desiderio di conformarci alle aspettative altrui e valorizzare ciò che ci rende diversi.
NB: la gratitudine ti aiuta a mantenere una prospettiva positiva, a ridurre il peso delle sfide e a vedere ogni evento come un’opportunità per arricchire la tua vita.
Come abbiamo visto insieme, la filosofia del Kintsukuroi ci insegna ad affrontare e apprezzare le situazioni in cui le cose nella vita non vanno nel modo desiderato. Tali momenti non vanno rifiutati, ma devono essere considerati delle opportunità di crescita.
Adottare il Kintsukuroi come filosofia di vita non significa cercare di “aggiustarsi” per essere perfetti, ma imparare a vivere con pienezza, accettando che le nostre cicatrici sono la prova di una vita vissuta e di una forza che cresce giorno dopo giorno.