Mental Coach: definizione, mansioni e attività professionale
In molti prima o poi valutano di rivolgersi a un Mental Coach anche solo per brevi periodi. Questa figura può aiutare le persone più disparate nel momento in cui diventano le sue clienti. Che a presentarsi sia un atleta nel pieno della carriera come un giovane neolaureato in cerca del primo impiego non fa molta differenza.
A prescindere dalla carriera infatti può capitare di perdere l’ottimismo e lo spirito giusto per perseguire i propri obiettivi. Non è facile ammettere di aver bisogno di un professionista ma il percorso che si inizia così può aprire nuove prospettive.
Indice dei contenuti
Come definire la figura del mental coach
Tradotto letteralmente significa “allenatore mentale” in quanto il suo ruolo consiste nel preparare la mente dei clienti ad affrontare le proprie sfide.
Non va confuso con la figura dello psicologo in quanto anche se deve comprendere la personalità di chi ha davanti non approfondisce la sfera privata né punta a fornire una diagnosi.
L’oggetto della ricerca del Mental Coach in due parole è la potenzialità delle persone che ha davanti.
Il suo lavoro consiste prima di tutto nell’individuarla e poi trovare il sistema per spingere il soggetto a sfruttarla senza lasciarsi sfuggire le opportunità che ha. Non si tratta di un ruolo semplice anche perché molto dipende dall’atteggiamento del cliente.
Molto del lavoro si basa sul dialogo con il professionista che cerca di capire quali sono i limiti che chi ha davanti. A seconda delle necessità legate al singolo caso si prevede un numero variabile di sedute di coaching che diventano il vero “allenamento”. La finalità di questo percorso è quello di ottenere risultati sul lungo periodo.
Ogni caso richiede un’attenta valutazione e onestà da parte del professionista che deve comprendere se può davvero aiutare il cliente o meno. Se alla base dell’insicurezza e delle difficoltà esiste un problema di natura psicologica questo richiede piuttosto di rivolgersi a uno psicologo.
Qual è la formazione necessaria
Esistono dei corsi specifici per diventare mental coach, di cui i più famosi sono gestiti dall’Università Bocconi che si trova a Milano. Questi in particolare però sono nati per formare i professionisti che aiutano ad allenare la mente degli sportivi. Tuttavia le stesse tecniche si possono spendere anche nel business.
Una volta portato a termine uno di questi corsi si può iniziare la propria carriera. C’è chi punta ad aprire uno studio dove ricevere i clienti e chi si rende disponibile online, iscrivendosi a dei portali specifici. Per ampliare la propria clientela si possono offrire entrambi i servizi in contemporanea almeno all’inizio.
Alle spalle di chi si forma come Mental Coach non sono richieste esperienze specifiche ma uno psicologo del lavoro potrebbe partire avvantaggiato. Allo stesso modo chi avesse lavorato nelle Risorse Umane è già abituato a comprendere chi si trova davanti e a valutare diversi profili professionali.
Fondamentale per questa professione però è partecipare a corsi di aggiornamento e confrontarsi spesso con i colleghi del settore per imparare nuove tecniche di coaching. Occorre restare al passo e imparare a gestire i casi più diversi per avere successo in questo settore.
Le qualità essenziali per un Mental Coach
Per fare questo lavoro è essenziale essere capaci di ascoltare nel verso senso del termine. Non si tratta solo di prestare attenzione alle parole del proprio cliente ma di fare caso anche al linguaggio del corpo che utilizza. I gesti possono rivelare più delle parole e per questo l’ascolto attivo va accostato ad un’attenta osservazione.
Altra dote che può rivelarsi molto utile per un Mental Coach è l’empatia. Pochi sono davvero in grado di mettersi nei panni degli altri e vedere le difficoltà dalla loro prospettiva. Questo aiuta a stabilire un rapporto di fiducia perché il cliente non si sente giudicato ma compreso.
Empatia e capacità di ascolto però risultano poco utili se il professionista non ha anche ottime capacità di comunicazione. Il registro si deve adattare a chi si ha di fronte, capendo quando si può essere più informali e quando invece avere un tono più distaccato e severo. Tutto dipende da ciò che può essere più funzionale per il cliente.
Una buona cultura generale può aiutare da questo punto di vista. Fare esempi tangibili o citare particolari eventi tende ad avere un impatto positivo sulla clientela. Anche qui però dipende con chi si lavora, perché uno sportivo preferirà sentire nomi di atleti famosi mentre un uomo d’affari si aspetterà che il coach conosca le principali Borse mondiali.
Quali obiettivi fissare per i propri clienti
A seconda del caso che si presenta e delle richieste che riceve un mental coach può lavorare con il cliente per raggiungere uno o più dei seguenti risultati:
- Capacità di concentrazione. Spesso ci si riferisce a questo aspetto con il termine americano, ossia focusing.
- Autostima. Probabilmente uno degli obiettivi più comuni che si desidera raggiungere. Liberi professionisti, dirigenti d’azienda o testimonial ne hanno estremo bisogno per poter lavorare al meglio.
- Gestione dello stress e del lavoro sotto pressione. Soprattutto gli sportivi nei periodi di maggior allenamento mentre la competizione è alle porte hanno a che fare con grossi carichi di stress. Il mental coach punta così a dare loro gli strumenti per non soccombere e restare motivati.
- Capacità di reagire agli imprevisti. Un affare andato male, un periodo di scarso lavoro o un infortunio possono gravemente demotivare qualcuno. Il rischio è di non rispondere con il giusto atteggiamento e peggiorare la situazione.
Riconoscere chi si finge un Mental Coach
Su Internet purtroppo è facile imbattersi in personaggi che si fingono esperti in diversi settori quando in realtà non hanno i titoli adeguati. Senza possedere un attestato di qualificazione professionale non è possibile esercitare questa professione quindi meglio insospettirsi se questo non compare all’interno delle referenze.
Inoltre meglio diffidare di coloro che si presentano come mental coach ma propongono percorsi da svolgere in autonomia (a prezzi alti peraltro). Se la descrizione cita troppe volte i termini “innovativo”, “rivoluzionario” o tecniche di meditazione poco note probabilmente si tratta di una truffa creata ad arte.
Lo stesso si può dire per le presentazioni dove si nota un’esagerazione dei temi legati al coaching magari mostrando sport estremi o numeri irrealistici.
Un professionista si riconosce dalle recensioni che riceve più che da quanto grandioso voglia apparire.