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- 10-11-2023
- Nausicaa Tecchio
- In News
- 4 minuti
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Pagamento delle news: colossi dell’IA e editori in trattativa
Si sente parlare negli ultimi tempi del pagamento delle news sul web ma per capire di che si tratta meglio andare con ordine. Uno delle controversie che sta emergendo con l’avvento delle IA riguarda il copyright delle fonti che i chatbot utilizzano per elaborare i testi di risposta alle domande degli utenti.
Questi output però a volte diventano a loro volta dei contenuti online da sfruttare per pubblicità e ritorno economico. In più nel mondo dell’editoria si teme che il lavoro dell’IA generativa possa minacciare l’operato di giornalisti e scrittori con anni di esperienza. Emerge quindi chiaro che sia ora di aprire delle trattative per definire alcuni limiti da entrambe le parti.
Gli effetti delle AI sui contenuti web
Il problema che ha portato a doversi sedere a un tavolo per discutere il pagamento delle news è legato al sistema di lavoro di ChatGpt e degli altri algoritmi. Spesso negli elaborati dei chatbot infatti non è possibile trovare indicazione alcune verso le fonti. Un problema per controllare se le informazioni fornite abbiano una base di verità, ma non solo.
Fra citazioni ed emulazioni sono molti i copywriter o i redattori dei blog a vedere il proprio lavoro sfruttato senza problemi da un’IA, senza alcun riconoscimento. La capacità dei chatbot è quella di rielaborare ciò che è già stato scritto senza rispettare la proprietà intellettuale di ciò che trova. I casi di plagio non sono rari così come il rischio di divulgare dati sensibili.
Oltre a questa difficoltà più grave c’è il fatto che ChatGpt, Bard e altre IA non forniscono i link delle pagine come invece fanno i motori di ricerca. La possibilità di spingere un utente ad aprire un sito o un blog con i chatbot sparisce e di conseguenza il traffico rischia di abbassarsi almeno del 30% per la maggior parte dei siti.
Molte delle ricerche che prima portavano a cliccare su siti non Google ormai si chiudono semplicemente con l’output testuale generato da un algoritmo. Man mano che le IA migliorano le risposte diventeranno aggiornate in tempo reale, senza però sapere da quale sito l’algoritmo abbia trovato le informazioni.
Il pagamento delle news stabilito a maggio da Alphabet
Le più grandi testate internazionali del giornalismo hanno aperto tre mesi fa alle proposte della società Alphabet per pagare il lavoro dei propri giornalisti. Il New York Times ha preso accordi con Google per un versamento di denaro pari a 100 milioni di dollari nel corso dei prossimi tre anni. Questa testata aveva poco tempo fa stipulato un accordo simile con il gruppo Meta, in seguito non rinnovato.
La cifra di per sé risulta esigua considerato che la testata giornalistica l’anno scorso ha registrato un fatturato di più di due miliardi. Ciò nonostante per il NYT è sufficiente per quanto viene richiesto da Alphabet, ossia pubblicare notizie su Google News Showcase, tutte con contenuti presi da fonti certificate.
Se con Google si è trovato terreno per discutere lo stesso non si può dire però dei rapporti fra il NYT e OpenAI, contro cui anzi il giornale sta valutando azioni legali. Nel database utilizzato per addestrare ChatGPT si trovano anche gli articoli di questo editore e finora non si sono stabilite le basi per un accordo.
Al momento i provvedimenti hanno previsto il blocco all’accesso del sito del NYT al crawler di OpenAI. I possibili sviluppi della situazione per ora non sono prevedibili in quanto i legali di entrambe le parti hanno chiesto riservatezza sull’argomento. Se si arrivasse in tribunale però la testata potrebbe chiedere di smantellare la parte di database per ChatGPT ricavata dai suoi contenuti.
La questione dei diritti d’autore in Europa e in Italia
Tornando nel vecchio continente, qui a chiedere tutela e chiarimenti sul pagamento delle news c’è la Federazione degli editori europei (FEP). Il suo presidente si appella quanto scritto nella Direttiva DSM del 2019 che disciplina il copyright dei dati presenti in rete. Salvo per finalità di ricerca senza scopo di lucro non è possibile accedere ai contenuti degli autori del web senza la loro autorizzazione.
La FEP accoglie come una nuova sfida lo stare al passo con le intelligenze artificiali che vede anche come possibili strumenti per migliorare il proprio operato. L’impatto delle IA sarà inevitabile sul settore ma al tempo stesso potrebbe risolvere ad esempio il problema dell’impatto ambientale del settore dell’editoria (dovuto alla stampa in primis).
Il problema fondamentale secondo la Federazione è la scarsa chiarezza relativa a quali contenuti in rete rientrino nel database utilizzato per addestrare le IA. Con maggiore trasparenza sarebbe più facile negoziare un possibile pagamento delle news ad aziende e copywriter.
Al contempo nel nostro paese l’Associazione Italiana Editori (AIE) sta organizzando seminari online per analizzare l’impatto dell’intelligenza artificiale generativa. Questi esaminano la genIA sia dal punto di vista delle potenzialità che rappresenta che a livello legale per la tutela del copyright e della privacy.
Un possibile sistema di pagamento delle news
I CEO di diversi colossi del giornalismo e dell’editoria guardano alle IA come al rischio di ripetere gli errori commessi con l’avvento di Internet. Gli articoli sul web giravano gratuitamente mentre invece ai social e altre aziende creavano un impero basato sugli annunci pubblicitari sul web.
Stabilire come pagare i contenuti pubblicati dagli editori non è semplice però e occorre elaborare un modello di riferimento. Alcune aziende pensano a un prezzo fisso da versare annualmente che potrebbe essere compreso fra i 5 e i 20 milioni di dollari, altri come il CEO del gruppo editoriale Axel Springer SE immaginano un sistema quantificativo. di pagamento delle news.
Questa opzione è già ampiamente sfruttata nel mondo della musica da parte dei locali come le discoteche o i servizi di streaming. Ogni volte che si riproduce un brano si versa una quota alle case discografiche, ma il problema ritorna sulla questione della trasparenza. Per applicare un sistema analogo servirebbe sapere con esattezza quali sono i siti da cui si prelevano le informazioni.
Il fatto che di negoziazioni non vi sia stata l’ombra prima del lancio delle IA come prodotto ha portato alla maggior parte delle tensioni verso gli editori.