Efficienza e consumo: cosa ci insegna il Paradosso di Jevons sull’economia verde
Il Paradosso di Jevons è un principio economico formulato oltre 150 anni fa dall’economista britannico William Stanley Jevons, ma la sua rilevanza è ancora sorprendentemente attuale, soprattutto in relazione alle sfide contemporanee della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica. Il paradosso descrive un fenomeno controintuitivo: quando l’efficienza nell’uso di una risorsa aumenta, il consumo complessivo di quella risorsa tende a crescere invece di diminuire.
Questo concetto, originariamente applicato al carbone durante la Rivoluzione Industriale, oggi trova nuovi esempi nell’ambito dell’energia, delle risorse naturali e persino dell’Intelligenza Artificiale. Comprendere il Paradosso di Jevons è essenziale per sviluppare politiche economiche e ambientali realmente efficaci, evitando che i progressi tecnologici producano effetti contrari alle aspettative.
Nei prossimi paragrafi analizzeremo come funziona il Paradosso di Jevons, i suoi meccanismi e le implicazioni per l’economia verde di oggi.
Indice dei contenuti
Che cos’è il Paradosso di Jevons
Il paradosso di Jevons venne formulato per la prima volta dall’economista inglese William Stanley Jevons (1835/1882) a riguardo di un’analisi sul consumo di carbone nel Regno Unito.
La sua osservazione afferma che i miglioramenti tecnologici che aumentano l’efficienza di una risorsa possono anche far aumentare, anziché diminuire, il consumo di quella risorsa. L’innovazione tecnologica, infatti, è da sempre al centro del dibattito in quanto accompagnata da promesse di efficienza e sostenibilità e progresso, quando in realtà ciò che spesso accade e che maggior efficienza provoca un aumento nei consumi, e non una riduzione come auspicato.
Sebbene questa tesi appaia controintuitiva è in realtà veritiera e fa parte delle teorie economiche attuali. A livello pratico, infatti, più diventiamo efficienti nell’uso di una risorsa, maggiore è la diminuzione di costi e l’incremento dei consumi complessivi.
Se la domanda risulta essere rigida, la variazione di prezzo non induce sensibili variazioni nell’output e quindi diminuisce anche il consumo dell’input. Al contrario però, se la domanda è elastica sono presenti incrementi anche nell’input. In definitiva, quando l’efficienza di una tecnologia migliora, il costo dell’utilizzo di quella risorsa diminuisce ed aumenta la domanda della stessa. Essa però può compensare o addirittura superare qualsiasi risparmio derivante dal miglioramento dell’efficienza.
Il Paradosso di Jevons nel contesto moderno
Dal momento che si tratta di un concetto molto difficile da interiorizzare, occorre menzionare alcuni esempi pratici che supportino nella comprensione. Ad oggi, è possibile notare l’esistenza del paradosso di Jevons in contesti che hanno a che fare con l’avanzamento tecnologico.
In particolare:
- digitalizzazione: velocità immediata delle reti e compressione dei dati hanno reso il web più efficiente, ma hanno fatto esplodere il traffico dati globale;
- efficienza energetica: le lampadine a LED consumano meno energia, ma il numero di dispositivi luminosi da installare è più alto o le persone tendono a lasciare le luci accese più a lungo. Il risultato è un aumento complessivo del consumo energetico.
- automobili elettriche: questa tipologia di veicolo riduce l’impatto ambientale, ma l’aumento dell’accessibilità e delle infrastrutture conduce all’incremento di macchine in circolazione;
- consumo di acqua: il trasporto e l’utilizzo sono diventati più efficienti grazie al miglioramento delle infrastrutture, così il suo costo di utilizzo è diminuito ma la domanda aumentata.
Come è evidente, il paradosso di Jevons ha importanti implicazioni per la politica energetica e delle risorse. Esse, infatti, mirano a ridurre i consumi solo attraverso una maggiore efficienza. Ma quest’approccio non è sufficiente: è necessario qualcosa di più completo che combini insieme misure di efficienza e meccanismi di tariffazione che promuovano un uso sostenibile delle risorse.
Il rapporto con l’Intelligenza Artificiale
Ultimamente, il Paradosso di Jevons è stato spesso menzionato in relazione ai modelli AI sempre più efficienti, diventando un tema centrale nel dibattito sull’intelligenza artificiale.
In particolare, il CEO di Microsoft Satya Nadella ha citato il concetto a riguardo del nuovo modello DeepSeek, sviluppato da un’azienda cinese con un budget inferiore ai 6 milioni di dollari. Questa notizia, infatti, ha scatenato il panico tra gli investitori facendo perdere quasi 600 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato. Il motivo è semplice: si è diffusa la paura che le big tech stiano spendendo troppo per l’AI, mentre modelli più economici e accessibili potrebbero minacciare il loro dominio.
In questo contesto, Nadella ha sottolineato che rendere l’AI più efficiente non significa necessariamente ridurne il consumo ma, al contrario, far esplodere la domanda. In base a questo ragionamento, più l’IA diventa accessibile, più può essere utilizzata in ogni ambito da start-up e PMI e permettere alle nuove applicazioni di sorgere ad un ritmo rapido.
Risulta dunque evidente che il consumo energetico dei data center potrebbe crescere esponenzialmente e rendere una mera illusione l’idea che i modelli AI più efficienti avrebbero portato a un mondo con meno sprechi e meno consumo di risorse.
Alle origini della teoria
L’economista William Stanley Jevons nel 1865, nel suo libro “The Coal Question” osservò, in un’analisi sul consumo di carbone nel Regno Unito, che con il miglioramento dell’efficienza dei motori a vapore, il consumo di carbone era aumentato, e non diminuito come sarebbe apparso logico.
La tesi centrale che lo studioso portava avanti era che la supremazia inglese sugli affari globali fosse transitoria, dal momento che la natura della sua risorsa energetica primaria era finita. Nella sua proposta, Jevons affrontò anche alcune questioni centrali per la sostenibilità, molto attuali ancora ad oggi. In particolare:
- limiti alla crescita;
- ritorno dell’energia sull’input energetico;
- alternative alle energie rinnovabili;
- tassazione delle risorse energetiche;
- picco delle risorse;
- sovrappopolazione;
- overshoot, ovvero la data in cui la domanda di risorse ecologiche supererà ciò che la Terra può rigenerare.
Scopre così che quando l’efficienza di una tecnologia migliora, il costo dell’utilizzo di quella risorsa diminuisce ed aumenta la domanda di quella risorsa, e tutto ciò può compensare e superare qualsiasi risparmio derivante dal miglioramento dell’efficienza.
Come abbiamo visto insieme, il paradosso di Jevons ci insegna che l’aumento dell’efficienza non riduce automaticamente l’impatto ambientale o il consumo di risorse. Al contrario, potrebbe aprire nuove sfide per la sostenibilità.