Sensemaking: dare significato all’esperienza
Esiste una competenza, che prende il nome di sensemaking, che permette di comprendere il reale valore di ciò che si fa, per sé e per gli altri, trovando il senso della realtà.
Nel caos delle informazioni e degli eventi che ci circondano, la capacità di dare un senso a ciò che accade è essenziale per prendere decisioni consapevoli e orientare le nostre azioni. Questo processo è noto come sensemaking, un concetto introdotto dallo studioso Karl Weick per descrivere il modo in cui le persone costruiscono il significato dalle situazioni ambigue e complesse.
Il sensemaking non è solo un meccanismo individuale, ma un processo sociale e organizzativo fondamentale nel mondo del lavoro.
Nelle aziende, nelle istituzioni e nei team, la capacità di interpretare correttamente le situazioni permette di affrontare il cambiamento, risolvere problemi e adattarsi in modo efficace a nuove sfide. Comprendere come funziona il sensemaking e come applicarlo concretamente può migliorare la gestione delle crisi, la leadership e il processo decisionale in contesti dinamici.
In questo articolo, esploreremo il concetto di sensemaking secondo la prospettiva di Weick, analizzandone i principi fondamentali e le applicazioni pratiche in ambito lavorativo. Scopriremo come trasformare l’incertezza in comprensione e rendere più efficace la nostra capacità di agire nel contesto professionale.
Indice dei contenuti
Che cos’è il sensemaking
Il significato di sensemaking, termine coniato dal sociologo e studioso di organizzazioni Karl E. Weick, può assumere differenti sfumature in base al suo campo di applicazione.
A livello generale si tratta di una serie di processi attuati nel tentativo di dare significato all’esperienza, adattando i dati ricevuti all’interno di una cornice che li organizza modellando la stessa sulla base di questi dati.
Ciascun singolo attribuisce quindi un senso a partire dalla propria esperienza personale e, in quest’ottica, la realtà non presenta un significato intrinseco ma si modifica in base a chi la osserva ed è socialmente costruita.
In altre parole, il concetto esplora le modalità con cui le persone interpretano e costruiscono significati sugli eventi che accadono intorno a loro.
La costante necessità di interpretare le situazioni è una funzione fondamentale che permette agli esseri umani di:
- agire in un determinato ambito, ad esempio quello lavorativo;
- comprendere i fatti;
- inserirli in una cornice di significato;
- prendere decisioni di conseguenza.
Le interpretazioni dei fatti non sono casuali ma basate sull’esperienza passata e sulle informazioni raccolte. Esse permettono inoltre di avere un repertorio di skills da utilizzare per risolvere specifiche sfide, una sorta di guida pratica per agire in sicurezza.
Il contributo di Karl E. Weick
Come abbiamo visto finora, il sensemaking rappresenta un tentativo di dare alle cose un senso cosicché sia possibile comprendere il presente e orientarsi nel futuro.
Secondo Karl E. Weick si tratta inoltre di una parte fondamentale della vita organizzativa. Nell’ambito delle organizzazioni, infatti, la sua definizione focalizza l’attenzione sulla costruzione di un senso collettivo all’interno delle strutture organizzative.
Si tratta di un processo collaborativo in grado di creare una consapevolezza comune mai statico ma in un movimento continuo che permette di muoversi al passo dei cambiamenti.
Le persone, infatti, interpretano gli eventi che accadono in azienda in modo da costruire una narrazione che risulti ai propri occhi comprensibile e coerente, soprattutto quando l’ambiente è caotico. Questo processo è continuo: ad ogni nuovo avvenimento, le interpretazioni vengono riesaminate per adattarle alla realtà in evoluzione.
Il sociologo Etienne Wenger, inoltre, amplia il concetto di Weick contestualizzandolo ai gruppi di persone che condividono pratiche e professioni comuni.
Nello specifico, lo studioso sostiene che il processo di attribuzione di senso sia in parte individuale, in parte collettivo in quanto influenzato dal confronto con colleghi. Con essi, infatti, si condivide e crea un repertorio di conoscenze comune che influenzano la singola capacità di interpretazione ed azione.
Caratteristiche principali
Un aspetto molto importante del sensemaking è che le persone utilizzano etichette e categorie per dare significato a situazioni complesse.
In questo modo, costruiscono e condividono un repertorio di esperienze che diventano dei punti di riferimento, delle etichette per categorizzare eventi simili.
Ad esempio: “Quest’avvenimento è molto simile a quando…” o ancora “L’altra volta che è capitato abbiamo risolto il problema in questo modo”.
Le altre principali caratteristiche del sensemaking sono:
- si basa sulla costruzione della propria identità in relazione con gli altri;
- è un processo sociale, in quanto il senso viene costruito condividendo significati ed unendo esperienze comuni;
- è guidato dalla plausibilità piuttosto che dall’accuratezza, ovvero si rivolge al quadro completo e non tanto ai particolari;
- viene costruito su e da informazioni selezionate, che variano in base ai diversi contesti di riferimento;
- permette di quali sono le informazioni realmente rilevanti, di volta in volta
- grazie ai differenti contesti;
- è retrospettivo: a priori si possono fare delle semplici ipotesi in quantio il vero senso delle cose è comprensibile solo a posteriori;
- costruisce ambienti dotati senso, eventualmente modificabili con il tempo, tramite l’interazione;
- è continuativo, non si interrompe neppure con l’interruzione delle esperienze. Ogni fenomeno favorisce emozioni, che contribuiscono alla creazione di senso.
L’importanza del sensemaking sul posto di lavoro
Per un’azienda il sensemaking rappresenta una modalità che permette alle persone di agire, adattarsi e gestire le incertezze in contesti complessi e ambigui. Le persone, infatti, cercano di costruire un quadro di riferimento che consenta loro di comprendere il significato del proprio operato, l’impatto delle loro azioni e la gestione delle dinamiche lavorative.
A livello aziendale, è quindi necessario che le direzioni forniscano linee comuni ed indicazioni all’intera struttura, da cui attingere per evitare discrepanze tra i diversi individui auto-organizzati all’interno del proprio team.
Allo stesso tempo, è necessario:
- permettere un certo grado di autonomia ad ogni singolo;
- favorire la capacità di adattamento e la flessibilità;
- favorire la realizzazione, la creatività del singolo e l’innovazione;
- evitare costrizioni e connessioni troppo rigide;
- dare spazio a autodeterminazione, creatività ed innovazione.
Al contrario, l’assenza di sensemaking in azienda conduce al rischio che regni il caos, lasciando libera interpretazione degli avvenimenti ai singoli. Cosa che, se non guidata ed opportunamente aiutata, può andare in direzioni non funzionali al benessere dell’organizzazione e degli individui stessi.
Come abbiamo analizzato insieme, il sensemaking è processo sociale, continuativo e retrospettivo, fondato su informazioni selezionate che punta alla costruzione dell’identità del singolo ed ambienti dotati di senso.