Blog
- 10-11-2025
- Sara Elia
- In Pillole
- 5 minuti
La teoria di Bruner e il suo approccio all’apprendimento e all’insegnamento
La teoria di Bruner rappresenta una delle pietre miliari della psicologia dell’apprendimento e dell’educazione moderna. Elaborata dallo psicologo statunitense Jerome S. Bruner, essa ha rivoluzionato il modo in cui comprendiamo il processo di apprendimento, ponendo al centro la mente attiva del discente, capace di costruire il sapere attraverso l’esperienza, l’esplorazione e il linguaggio.
Bruner sosteneva che imparare non significa soltanto memorizzare informazioni, ma organizzare la conoscenza in modo significativo, interpretando il mondo e rielaborando continuamente le proprie esperienze. Da questa prospettiva nasce l’idea di una didattica costruttivista, in cui l’insegnante non è un semplice trasmettitore di nozioni, ma un facilitatore che guida lo studente nella scoperta autonoma.
Oggi la teoria di Bruner trova applicazione in numerosi ambiti — dalla psicologia cognitiva alla pedagogia, fino ai moderni metodi di apprendimento digitale e cooperativo — confermandosi un modello attuale, dinamico e indispensabile per comprendere come si forma la conoscenza.
Analizziamo insieme i principi fondamentali della teoria di Bruner, le sue implicazioni didattiche e l’impatto duraturo che continua ad avere sull’insegnamento contemporaneo.
Indice dei contenuti
Chi è Jerome Bruner
Jerome Seymour Bruner nasce il 1 ottobre 1915 a New York e fin da giovane, mostra una spiccata curiosità per il funzionamento della mente. Dopo aver conseguito la laurea in psicologia presso l’Università Duke nel 1937, lo studioso completa il dottorato in psicologia sociale all’Università di Harvard nel 1941.Durante la Seconda Guerra Mondiale lavora come psicologo militare nell’esercito degli Stati Uniti, esperienza che lo avvicina alle applicazioni pratiche della psicologia e consolida il suo interesse per la percezione e i processi cognitivi.
Dopo il conflitto, infatti, Bruner inizia ad insegnare in prestigiose istituzioni come Harvard e Oxford, dove insieme a colleghi come George Miller fonda il Center for Cognitive Studies. Quest’istituzione, che promuove lo studio della mente come sistema attivo di elaborazione delle informazioni, presto diventa il punto di riferimento per la psicologia cognitiva.
Nel corso della vita riceve numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Grawemeyer per l’educazione. La sua influenza si estende oltre la psicologia, includendo pedagogia e studio del linguaggio e contribuendo a ridefinire il modo in cui si concepisce lo sviluppo cognitivo.
Jerome muore il 5 giugno 2016, lasciando un’eredità nel pensiero educativo e nella comprensione dei processi mentali umani, tra cui la teoria di Bruner.
La teoria di Bruner
Una delle prime aree in cui Bruner si distingue è lo studio della percezione.Contrariamente al paradigma comportamentista dominante dell’epoca, lo studioso sostiene che essa non sia un mero processo fisiologico di registrazione degli stimoli, ma un fenomeno soggettivo, influenzato da motivazioni, emozioni ed esperienze culturali dell’individuo. In altre parole, la realtà percepita non è neutra ma dipende dalla rilevanza soggettiva degli oggetti: ciascuno la interpreta e la categorizza in base al proprio vissuto e alle proprie strutture mentali.
La teoria di Bruner si integra con quella delle rappresentazioni, secondo la quale l’individuo costruisce la conoscenza attraverso tre sistemi di rappresentazione distinti – corrispondenti ai diversi stadi dello sviluppo cognitivo – ma interconnessi:
- Rappresentazione enattiva (azione)
È la prima forma di apprendimento, tipica dell’infanzia. In questa fase il sapere si costruisce attraverso l’azione diretta: toccare, manipolare, sperimentare.
Il bambino comprende il mondo grazie alle esperienze fisiche e motorie, senza bisogno di simboli o immagini.
Nella didattica, la rappresentazione enattiva si traduce nell’importanza del learning by doing — imparare facendo — un principio che oggi ispira anche la formazione esperienziale e laboratoriale. - Rappresentazione iconica (immagine)
Con la crescita, l’esperienza concreta lascia spazio alle immagini mentali. L’apprendimento diventa visivo e rappresentativo: l’individuo impara a usare figure, mappe, schemi e grafici per interpretare la realtà.
La rappresentazione iconica è alla base delle mappe concettuali e delle moderne tecniche di visual learning, strumenti fondamentali per strutturare e memorizzare informazioni complesse. - Rappresentazione simbolica (linguaggio e concetti)
È il livello più evoluto della conoscenza, in cui il pensiero si serve di simboli, parole e concetti astratti.
L’apprendimento diventa riflessivo e logico: non si limita più a osservare o a fare, ma permette di generalizzare, formulare ipotesi e ragionare in modo critico.
In questa fase emerge la piena capacità linguistica, che per Bruner rappresenta lo strumento principale di costruzione della realtà.
Questi sistemi cooperano lungo tutta la vita e rendono possibile la costruzione di categorie concettuali, strumenti fondamentali per organizzare la realtà. Esse, a loro volta, consentono sia un ragionamento dal generale al particolare sia dal particolare al generale, permettendo di comprendere la realtà in modo flessibile e dinamico.
Linguaggio e pensiero narrativo
Oltre alla teoria di Bruner un’altra dimensione centrale del suo pensiero riguarda lo sviluppo del linguaggio e il pensiero narrativo. Secondo lo psicologo, infatti il linguaggio non è solo uno strumento comunicativo, ma il principale mezzo attraverso cui il bambino costruisce categorie concettuali e sviluppa il pensiero.L’acquisizione del linguaggio avviene principalmente grazie all’interazione con gli adulti, che forniscono loro un Language Acquisition Support System (L.A.S.S.). Questo sistema si basa su routine strutturate che guidano il bambino dall’uso di segnali non convenzionali all’uso di parole e frasi, supportando progressivamente lo sviluppo comunicativo.
In questo contesto, il pensiero narrativo indica la capacità di organizzare l’esperienza attraverso la narrazione, conferendo senso agli eventi e orientando le azioni future. Nello specifico, la narrazione richiede quattro componenti fondamentali:
- agentività: riconosce la responsabilità nelle azioni umane;
- sequenzialità: ordina e collega gli eventi;
- sensibilità: considera l’alternanza tra aspetti canonici e straordinari della vicenda;
- prospettiva: definisce il punto di vista del narratore.
Apprendimento per scoperta: il cuore della teoria di Bruner
Un altro pilastro della teoria è il cosiddetto apprendimento per scoperta (discovery learning). Secondo Bruner, l’insegnante non deve fornire risposte preconfezionate, ma creare situazioni stimolanti che portino lo studente a trovare da solo le soluzioni, favorendo così la curiosità, la motivazione e la memoria a lungo termine.
Questo approccio promuove una didattica attiva e partecipativa, in cui l’errore non è un fallimento, ma una tappa naturale del processo di costruzione del sapere. Non a caso, molte metodologie educative moderne — come il problem-based learning, il flipped classroom o la didattica laboratoriale — traggono ispirazione diretta dai principi di Bruner.
Il contributo di Bruner alla didattica
Il contributo di Bruner emerge anche nel campo educativo. In ambito didattico, infatti, introduce concetti quali:- comportamento intelligente: l’insieme di atti che l’individuo adotta in modo flessibile per adattarsi all’ambiente e risolvere problemi. L’intelligenza, secondo Bruner, non è statica né determinata solo da fattori biologici, ma si sviluppa attraverso strategie che ordinano e semplificano i dati dell’esperienza, integrando cultura e linguaggio.
- apprendimento a spirale: metodo didattico in cui gli studenti affrontano concetti attraverso un approccio intuitivo, per poi approfondirli ciclicamente, adattando il percorso alle caratteristiche individuali di ciascuno. In questo contesto, l’insegnante ha il ruolo fondamentale di stimolare il desiderio di acquisire nuove competenze e proporre contenuti in modalità diverse per attivare tutte le strategie cognitive disponibili.
- gioco, visto come strumento educativo. Attraverso esso, infatti, i bambini sperimentano comportamenti diversi, sviluppano capacità cognitive, linguistiche, motorie e relazionali, e imparano a risolvere problemi in contesti sia simulati sia reali.
La teoria di Bruner ha lasciato un’impronta profonda nel modo in cui oggi si concepisce la didattica e la formazione. La sua influenza va ben oltre la psicologia dello sviluppo: ha contribuito a ridefinire il ruolo dell’insegnante, il concetto di conoscenza e la stessa esperienza dell’apprendere.
Bruner introdusse una visione costruttivista dell’apprendimento, secondo cui lo studente non è un recipiente da riempire, ma un attore attivo del proprio percorso di crescita. Apprendere, infatti, significa costruire nuove connessioni di significato a partire da ciò che già si conosce. Questo principio, apparentemente semplice, ha modificato in modo radicale il modo di insegnare e di progettare percorsi formativi.
Nella prospettiva di Bruner, il compito principale dell’insegnante è guidare lo studente nella scoperta, fornendogli strumenti, contesto e stimoli per esplorare concetti in modo autonomo. Questo approccio favorisce una didattica dialogica, basata su domande, ipotesi e riflessione, piuttosto che sulla semplice esposizione frontale. L’insegnante, quindi, diventa un facilitatore dell’apprendimento significativo, capace di adattare la complessità dei contenuti al livello cognitivo dello studente — principio noto come curriculum a spirale (ogni argomento può essere insegnato in modo semplice fin dai primi anni di scuola, per poi essere ripreso più volte, con livelli di approfondimento progressivi), altro contributo fondamentale della teoria di Bruner.
Come abbiamo visto insieme, per Bruner, la scuola deve andare oltre la semplice memorizzazione di nozioni in quanto l’apprendimento non è un processo passivo, ma attivo e cooperativo. In questo senso, la progettazione di ambienti educativi deve valorizzare la scoperta, la riflessione e la crescita individuale e rendere la scuola uno spazio dinamico per lo sviluppo del pensiero critico e delle competenze trasversali.Applicare il pensiero di Bruner oggi significa formare menti critiche, flessibili e curiose, capaci non solo di memorizzare nozioni, ma di interpretare la realtà in modo consapevole.
È questa, in fondo, la più grande eredità del suo contributo alla scienza dell’apprendimento.
Sara Elia
Condividi su
Categorie del Blog
Corso online Coaching | 100 ore
Il corso online Coaching Consapevole offre una formazione completa e strutturata per diventare coach professionista, sviluppando consapevolezza, ascolto attivo e competenze comunicative efficaci. Attraverso 12 moduli progressivi, unisce basi teoriche, neuroscientifiche e pratiche per guidare il cambiamento personale e professionale. Ideale per chi desidera operare nel mondo del coaching o integrare tecniche di crescita e sviluppo umano nella propria attività.

