Conflitti interiori: dalla definizione di Freud alla flessibilità mentale
Nel corso della vita, ciascuno di noi si trova a confrontarsi con quei momenti in cui emozioni contrastanti, pensieri ambivalenti o desideri opposti si scontrano dentro di sé: sono i cosiddetti conflitti interiori.
Spesso silenziosi, talvolta dolorosi, questi conflitti possono generare insicurezza, ansia o senso di colpa. Tuttavia, se riconosciuti e affrontati con consapevolezza, possono trasformarsi in straordinarie occasioni di evoluzione personale.
In questo articolo approfondiremo il significato dei conflitti interiori, partendo dalla storica definizione di Sigmund Freud fino ad arrivare alle moderne teorie sulla flessibilità mentale e alla loro gestione pratica.
Un viaggio tra psiche e consapevolezza, per imparare a leggere dentro se stessi e trarre forza anche dalle proprie contraddizioni.
Analizziamo insieme che cosa sono i conflitti interiori e come affrontarli al meglio!
Indice dei contenuti
Che cosa sono i conflitti interiori
I conflitti interiori rappresentano le tensioni psicologiche, emotive e morali che si svolgono all’interno di un individuo ed influiscono sulla vita quotidiana, spesso a livello inconscio. Si tratta di esperienze in cui si hanno credenze psicologiche, desideri, impulsi o sentimenti opposti tra loro.
Essi hanno origini da molteplici fonti, tra cui esperienze passate, dinamiche familiari, aspettative sociali e sfide personali, e possono verificarsi in qualsiasi momento della vita rispetto a moltissimi ambiti, ad esempio relazionale, lavorativo, valoriale, religioso, morale, erotico, socio-ideologico.
In psicologia vengono indicati con il termine “dissonanza cognitiva” per fare riferimento a pensieri, credenze e atteggiamenti contrastanti e incoerenti.
La società, infatti, segue la logica della mente razionale, mentre il singolo a volte interiormente sente la necessità di seguire l’istinto creativo, astratto e non lineare. L’intelligenza razionale da struttura, ordine, sicurezza e direzione, guidandoci nel fare scelte concrete ed evitare di vivere in modo caotico. Al contrario, l’intelligenza intuitiva permette di vivere in modo pieno ed autentico, sintonizzandosi con la voce interiore che parla di bisogni e desideri profondi necessari per sentirsi pienamente felici e soddisfatti.
Quando non si riesce a trovare un equilibrio tra questi due aspetti sorgono i conflitti interiori.
Principali tipologie
Le principali tipologie di conflitti interiori che si possono avvertire nel corso della vita sono:
- morali: sono presenti, all’interno dell’individuo, delle convinzioni conflittuali riguardo a qualcosa che ha a che fare con la nostra etica personale. Questo può generare tensioni interne e creare una fitta rete di domande senza risposta. Ad esempio, essere cristiano ma essere favorevoli all’eutanasia;
- esistenziale: avviene quando si prova disagio e confusione sulla vita. A volte si vorrebbe cogliere nuove opportunità per poter vivere meglio ma si teme di apportare modifiche poiché ciò implica uscire dalla zona di comfort ed aprirsi al rischio;
- di identità ed autenticità: si verifica quando l’immagine reale e quella ideale che la persona ha di sé entrano in conflitto e ci si trova di fronte a caratteristiche personali che contraddicono le convinzioni che noi o gli altri abbiamo su noi stessi. Ad esempio, essere omosessuale ma non abbracciare la propria vera natura;
- interpersonali: presente in situazioni sociali in cui si vorrebbe agire in un modo ma ci si trova nella condizione di dover fare diversamente e mostrarsi compiacenti. Ad esempio, quando si deve finge di essere interessarsi ad una riunione di lavoro.
La teoria freudiana
Tra i primi ad indagare la tematica dei conflitti interiori, di certo emerge Freud. Secondo il filosofo il problema non è l’esistenza del conflitto interno tra conscio ed inconscio quanto piuttosto il fatto che in qualche modo questo conflitto fallisca. Freud infatti sostiene che esperienze, ricordi e pensieri che non si vogliono avere vengono spediti nell’inconscio e confinati insieme al carico affettivo ad esso associati.
E questo avviene perché il corpo, per funzionare in modo ottimale, deve avere un livello di appropriato di quiete.
Il carico affettivo “nascosto” però esercita una continuativa pressione per emergere alla coscienza, riconosciuta dal sistema conscio attraverso l’angoscia. Per limitare questa sensazione si cerca allora di attivare la rimozione, affinché la parte conscia dimentichi tutto.
Quando questa operazione fallisce, il carico affettivo arriva alla coscienza in forma camuffata affinché sia accettabile attraverso dei sintomi nevrotici, anomalie del carattere (che oggi chiameremmo disturbi della personalità), isterie, nevrosi ossessive e fobie.
Se quindi l’individuo riesce a tenere lontano dalla coscienza i contenuti perturbanti ha raggiunto un equilibrio e il suo funzionamento è sano. Se accade l’opposto e il meccanismo della rimozione fallisce, il funzionamento è disturbato e porta a delle psicopatologie.
Affrontare i conflitti interiori con la flessibilità mentale
Ad oggi, per ritrovare la serenità, i conflitti interiori vengono affrontati tramite metodi di flessibilità mentali quali:
- misurare i pro e i contro: per fare chiarezza si può dividere un foglio in due parti ed annotare distintamente vantaggi e svantaggi di entrambe le eventuali decisioni da prendere;
- identificare le priorità: il conflitto interno appare spesso quando non si possiede una priorità chiara. Necessario quindi sapere qual è il bisogno più importante da soddisfare al momento adottando allo stesso tempo una prospettiva futura per valutarne le possibili conseguenze a lungo termine;
- identificare le convinzioni errate: a volte sono le credenze sbagliate, false, fuorvianti e limitanti a creare confusione. Necessario quindi domandarsi i “perché” della condizione, ciò che ci blocca e che cosa si teme per fare una scelta di vita con maggiore chiarezza e direzione;
- chiedersi se si sta realizzando sé stesso o accontentando la società: chiedersi chi rende felici scegliere una direzione piuttosto che un’altra. A volte si tende a non preferire la propria autenticità e serenità pur di fare ciò che si pensa di “dover fare o di dover essere”.
Ed infine, rilassarsi: meditare e praticare la consapevolezza è un ottimo modo per sviluppare nuove prospettive. Attraverso l’osservazione dei pensieri spontanei è possibile capire quanto essi ci condizionino o quanto invece ne possiamo essere padroni più che vittime.