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- 22-12-2025
- Sara Elia
- In Guide
- 4 minuti
Direttiva CSRD e sostenibilità aziendale: come prepararsi ai nuovi standard europei
Nel lessico della sostenibilità aziendale, la direttiva CSRD ha segnato un cambio di passo netto: non si parla più di “raccontare” iniziative ESG, ma di rendicontare in modo strutturato, confrontabile e verificabile impatti, rischi e opportunità legati ad ambiente, persone e governance. In altre parole, la sostenibilità entra a pieno titolo nel perimetro dei dati “da bilancio”: ciò che l’azienda dichiara deve essere tracciabile, coerente e utile a investitori, stakeholder e mercato.
Per molte organizzazioni, la sfida non è solo normativa: è operativa. Adeguarsi alla Direttiva CSRD significa costruire un sistema che unisca governance interna, processi di raccolta dati (anche lungo la filiera), standard europei di reporting (ESRS), principi come la doppia materialità, e un livello di controllo che punta alla assurance. Inoltre, l’evoluzione del quadro europeo sta accelerando: negli ultimi mesi sono emerse iniziative e atti collegati alla semplificazione/riassetto del perimetro e delle regole, segnale che il tema è centrale anche sul piano della competitività.
In questa guida vediamo quindi cosa prevede la direttiva CSRD, quali sono i passi concreti per farsi trovare pronti (dalla gap analysis alla data governance), e come trasformare l’obbligo in un vantaggio: meno improvvisazione, più credibilità, più capacità di leggere i rischi e prendere decisioni con dati solidi.
Indice dei contenuti
Che cos’è la direttiva CSRD
Ad oggi, la sostenibilità non più soltanto una questione etica o reputazionale per le imprese europee, ma anche un obbligo normativo.Nello specifico, il 14 dicembre 2022 è stata pubblicata la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD, Direttiva UE 2022/2464), recepita in Italia il 10 settembre 2024 con il D.Lgs. 125/2024. Essa, che rappresenta l’evoluzione della NFRD, Direttiva 2014/95/UE:
- introduce regole più stringenti in materia di rendicontazione di sostenibilità;
- aumenta la trasparenza e l’affidabilità delle informazioni ESG comunicate dalle aziende;
- amplia notevolmente il numero di imprese soggette agli obblighi includendo tutte le grandi imprese quotate sui mercati finanziari europei, escluse le microimprese.
- doppia materialità: le aziende devono considerare non solo come la sostenibilità impatta sul loro business (materialità finanziaria), ma anche come le attività aziendali influiscono sull’ambiente e sulla società (materialità d’impatto);
- tassonomia europea: classificazione delle attività economiche sostenibili secondo criteri scientifici e verificabili, che garantisce comparabilità e uniformità dei dati ESG;
- standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards): nuovi standard obbligatori per garantire che i bilanci di sostenibilità siano coerenti, comparabili e completi;
I nuovi obblighi della Direttiva CSRD
Come abbiamo visto finora, la nuova Direttiva CSRD trasforma il bilancio di sostenibilità da documento volontario a parte integrante della relazione sulla gestione del bilancio, rendendo le informazioni ESG equiparabili a quelle finanziarie.In quest’ottica, i nuovi obblighi sono:
- pubblicazione obbligatoria: i report di sostenibilità devono essere accessibili sul sito web aziendale o in formato cartaceo;
- revisione e assurance: la rendicontazione ESG deve essere verificata da un revisore accreditato che garantisca affidabilità, comparabilità e trasparenza dei dati;
- standard ESRS: garantisce che i dati siano presentati in maniera standardizzata, coerente e confrontabile tra aziende e settori. Essi devono quindi includere, ad esempio informazioni dettagliate sui principali rischi ESG, politiche e procedure adottate, obiettivi di sostenibilità, indicatori di performance e così via;
- principio della doppia materialità: spinge le imprese a valutare sia gli impatti esterni sull’azienda, ad esempio, come il cambiamento climatico o la carbon tax possano influire sulla stabilità finanziaria, sia gli impatti dell’azienda sul mondo esterno, come ad esempio emissioni di CO2, consumo di risorse, etc.
Come si devono adeguare le aziende
Di certo, l’adeguamento alla Direttiva CSRD richiede un cambiamento strutturale nei processi aziendali. A livello generale, le aziende devono comprendere che il bilancio di sostenibilità rappresenta un documento strategico, in cui convergono governance, strategie, azioni, progetti e indicatori di performance.Nello specifico, le fasi fondamentali includono:
- analisi interna e individuazione delle lacune: valutare quali dati ESG sono già disponibili e quali devono essere raccolti o migliorati, seguendo il principio della doppia materialità;
- coinvolgimento delle funzioni aziendali: la raccolta dei dati richiede il contributo di tutti i reparti e dei rappresentanti dei lavoratori. In questo senso, la formazione del personale è essenziale per garantire comprensione e partecipazione attiva al processo di rendicontazione;
- governance ESG: è necessario istituire comitati trasversali per coordinare le attività di sostenibilità, definire ruoli e responsabilità, e monitorare il rispetto degli standard ESRS;
- strumenti tecnologici: implementare software e sistemi integrati per gestire e analizzare i dati ESG, monitorare i KPI, controllare le performance e poter tracciare le informazioni;
- roadmap pluriennale: la sostenibilità non può essere improvvisata; è necessario un percorso strategico articolato, che includa definizione della baseline di partenza, strutturazione della governance ESG, identificazione delle questioni di sostenibilità, interazione con gli stakeholder, costruzione della due diligence, misurazione dei target e comunicazione dei risultati.
Benefici, impatti e opportunità principali
Come abbiamo visto, la Direttiva CSRD rappresenta un cambiamento epocale nella rendicontazione aziendale europea, imponendo nuovi obblighi di trasparenza e standardizzazione delle informazioni ESG. Nonostante gli obblighi impongano investimenti di tempo e risorse, essa offre anche significativi vantaggi strategici.In particolare:
- accesso a nuovi mercati e clienti: una rendicontazione accurata può soddisfare richieste specifiche della filiera ed aprire di conseguenza nuove opportunità commerciali;
- miglior percezione e reputazione del brand, in quanto sostenibile: comunicare con trasparenza le performance ESG consente di aumentare la credibilità dell’impresa, rafforzare la reputazione e facilitare l’attrazione di talenti;
- maggior finanziamenti e investimenti: dati affidabili e verificati consentono l’accesso ad un numero maggiore di prestiti, investimenti e fondi legati alla sostenibilità;
- rafforzamento della competitività e del vantaggio strategico: l’adozione di standard ESG consente di anticipare le normative future, ridurre rischi operativi e creare valore lungo l’intera filiera aziendale.
Sara Elia
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