Come potenziare le funzioni esecutive a scuola e nella vita quotidiana
Per definire cosa siano le funzioni esecutive (FE) serve prima di tutto partire dal concetto di processo cognitivo. Si può definire tale una qualsiasi attività cerebrale che permetta di adattarsi all’ambiente, elaborare gli stimoli o comprendere e assimilare informazioni. Rientrano in questa definizione per esempio la memoria, la capacità di apprendere e quella di imitare.
Nel caso delle FE però si tratta di processi elaborati, che risultano dall’incrocio e dalla sinergia di altri. Permettono di adattarsi a situazioni che non rispecchiano schemi già conosciuti e sono perciò di vitale importanza in vari contesti.
Imparare a potenziarle quindi torna utile sia nella vita di tutti i giorni che a scuola che nella vita professionale, tramite esercizi e attività mirate.
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Quali sono le principali funzioni esecutive
I processi cognitivi che si possono raggruppare sotto questa definizione sono quattro, che vediamo di seguito.
- La capacità di inibizione, ossia essere in grado di reprimere reazioni o risposte verbali non appropriate che sorgerebbero spontanee in certe situazioni. Potenziare questo processo permette prima di tutto di contenere impulsi emotivi che potrebbero rivelarsi controproducenti, oltre a non farsi distrarre da stimoli esterni quando serve occorre concentrarsi. Pensiamo a quando si deve svolgere un lavoro manuale delicato o a un’operazione chirurgica.
- La pianificazione. Per gestire progetti a lungo termine, sia che si tratti di faccende di lavoro o che riguardano la propria sfera privata, questa capacità è fondamentale. Si tratta di una delle funzioni esecutive più complesse da sviluppare, perché richiede lo sviluppo di più competenze collaterali. Vale a dire organizzare le risorse disponibili, fissare degli obiettivi concreti da raggiungere e monitorare i progressi che si stanno facendo.
- La memoria di lavoro. Non bisogna confonderla con la memoria a lungo termine, in quanto si tratta della capacità di trattenere informazioni per brevi periodi di tempo dopo averle ricevute. Immaginiamo di ricevere delle istruzioni per un lavoro da fare sul momento, piuttosto che di dover studiare per un esame. La difficoltà di sviluppare questo processo cognitivo dipende dalla complessità del compito da svolgere.
- La flessibilità cognitiva. Si può definire come la capacità di adattarsi al contesto, ovvero cambiare quello che sarebbe il proprio modus operandi in favore di un nuovo metodo. Inoltre la si associa anche all’abilità di correggere eventuali errori commessi e considerare un progetto o un’azione da più punti di vista.
A che età emergono le FE
Prima di capire come lavorare al fine di potenziare le funzioni esecutive è il caso di comprendere quando si inizi a svilupparle.
La capacità di inibizione per esempio emerge in forma primitiva a partire dai due anni, e alcuni bambini precoci già a quattro anni riescono a sopprimere alcune risposte emotive. Per esempio la tendenza a fare i capricci in pubblico. Più tardi inizia a svilupparsi la memoria di lavoro, che viene stimolata di più a partire da quando il bimbo inizia a frequentare la scuola d’infanzia. Parliamo quindi della fascia d’età fra i 3 e i 5 anni, quando le maestre iniziano a proporre piccole attività manuali e di giochi di gruppo. Poi questa si potenzia durante la scuola primaria e la secondaria di primo grado.
La flessibilità cognitiva e la pianificazione sono le funzioni esecutive che emergono più tardi. La prima essendo collegata alla memoria di lavoro e all’inibizione occorre che queste siano già ben avviate, intorno ai sei anni. La seconda dipende dalle altre tre, e quindi si può dire che inizi a manifestarsi quando il bambino acquista più autonomia, dopo i sette anni.
Come potenziare queste abilità durante la crescita
Le funzioni esecutive sono processi cognitivi che si possono allenare dall’infanzia fino alla prima età adulta. Dopo i trent’anni risulta difficile riuscire a potenziarle quindi conviene curare il loro sviluppo soprattutto durante gli anni di scuola. Tra le attività che si consigliano per i bambini ci sono soprattutto i giochi di memoria, come il Memory, apprezzato da tutte le età.
Accanto agli esercizi mnemonici anche i giochi che richiedono capacità di problem solving sono utili per i bambini. Per i più piccoli vanno benissimo le forme ad incastro, mentre per i più grandi ci sono gli indovinelli. I giochi di strategia invece aiutano a sviluppare la flessibilità cognitiva; un esempio classico sono gli scacchi, oppure i giochi di carte che richiedono di pianificare le proprie mosse, come Scala 40 o Burraco.
Per quanto riguarda ragazzi più grandi o i giovani adulti le funzioni esecutive si possono potenziare anche con attività quotidiane. Pianificare la propria giornata o tenere un’agenda per esempio sono ottimi sistemi per imparare a pianificare le proprie attività. Anche cimentarsi con nuovi compiti a livello domestico, come imparare a cucinare o riparare gli elettrodomestici, aiuta a stimolare l’elasticità mentale.
Allenare la propria capacità di inibizione è più complesso, ma si può ricorrere a tecniche di rilassamento o attività come lo yoga e la meditazione. Anche immergersi nella natura per distaccarsi dalla frenesia della vita quotidiana e l’iperstimolazione dovuta ai social aiuta a migliorare l’autocontrollo.
Come identificare un deficit a livello delle funzioni esecutive
Dato che si tratta di capacità cognitive essenziali anche nella vita di tutti i giorni, quando hanno incontrato uno sviluppo scarso emergono diverse difficoltà. A livello scolastico per esempio diventa difficile organizzare lo studio in vista delle verifiche o degli esami, oltre che memorizzare i concetti. Ma al di là delle prestazioni anche le relazioni interpersonali possono risentire di questa condizione.
Tra le funzioni esecutive abbiamo infatti citato per prima la capacità di inibizione degli impulsi emotivi. Un deficit porterebbe ad avere reazioni spropositate in risposta a determinate affermazioni o eventi di fronte ai propri coetanei o ai professori. Questo non escluderebbe anche al possibilità di mostrare un atteggiamento violento o minaccioso in risposta a una provocazione, con tutte le conseguenze possibili.
Mancare di queste capacità però non deriva di solito solo da uno scarso esercizio ma da condizioni neurologiche compromesse. Un bambino che soffre di un disturbo legato allo spettro dell’autismo per esempio difficilmente riuscirà a potenziare la propria abilità di inibizione degli impulsi. Lo stesso vale in caso di complicazioni emerse durante la prima infanzia, come l’esposizione a sostanze tossiche.
Per gli adulti, qualora insorga una forma di Alzheimer precoce è scontato che le FE inizino rapidamente a declinare come tutti gli altri processi cognitivi. Lo stesso può capitare in seguito a lesioni cerebrali provocate da un trauma, in particolare se questo colpisce la corteccia prefrontale del cervello.