Blog
- 25-10-2023
- Nausicaa Tecchio
- In Mindset
- 4 minuti
Trattenere i talenti: il valore aggiunto del Manager coach
Per parlare dell’importanza del manager coach occorre analizzare il quadro generale della situazione lavorativa in Italia. Al momento risulta vivo e attivo il fenomeno chiamato “Great Resignation“, che sarcasticamente richiama la “Great Depression” americana, il crollo del 1929. Molti impiegati anche di esperienza decennale si licenziano e abbandonano il posto di lavoro per dedicarsi a una nuova attività, spesso gestita in proprio.
Tra gli ultimi anni quello che ha visto il maggior numero di dimissioni è stato il 2022, che ne ha viste quasi due milioni. Molti lavoratori di talento sono così stati ersi dalle aziende per diverse ragioni, tra cui il fatto di non vedere riconosciuto il proprio impegno. Anche la pandemia ha giocato un ruolo importante, ma questo fenomeno può portare a grosse perdite anche per brand rinomati.
Indice dei contenuti
Come funziona la professione del manager coach
Questa figura in azienda utilizza il coaching per cambiare i rapporti con i propri collaboratori mantenendo un ruolo di leadership. Non si limita a dare direttive sulla base della propria posizione ma riformula la relazione professionale come una collaborazione dove intavolare confronti costruttivi.
Controllare i dipendenti non è ciò che persegue il manager coach, anzi. Pur essendo un superiore nella gerarchia aziendale il suo ruolo preponderante è quella di coach, quindi di formatore e consigliere. In quanto tale l’approccio da adottare cambia completamente e può inizialmente risultare una sfida anche per i collaboratori adeguarsi al nuovo superiore.
Un manager che accetta di aprirsi al coaching deve essere in primis critico verso i propri metodi e incoraggiare i propri collaboratori ad assumersi maggiori responsabilità. L’obiettivo è far sì che ogni dipendente esplori le proprie potenzialità dando sfogo al proprio talento, senza sentirsi limitato o intimidito. In questo modo aumenterà via via la propria autonomia lavorativa, spesso portando maggiori risultati all’azienda.
Fare coaching come ogni attività richiede tempo e pianificazione, senza i quali non è possibile sperare di ottenere risultati. Serve quindi capire come prevedere dei momenti di formazione interni al lavoro e come far sì che non interferiscano con i ritmi produttivi.
Che contesto occorre perché questa figura lavori al meglio?
Per quanto abile sia un manager coach l’ambiente in cui si inserisce deve essere recettivo. I collaboratori potrebbero almeno all’inizio percepire la sua presenza come una critica verso il proprio operato o una mancanza di fiducia nei loro confronti. Dunque la comunicazione e la forma sono tutto all’inizio del coaching per far sì che i dipendenti si aprano alla possibilità.
Quando si prevedono le prime sessioni si deve già avere un’idea della preparazione di chi si trova davanti. Mostrare al collaboratore di conoscere il suo potenziale e il suo valore può metterlo a proprio agio e pronto ad ascoltare. Condividere le proprie esperienze parlando anche dei punti più deboli inoltre creerà un clima più rilassato fra il manager coach e i suoi “allievi”.
Per funzionare bene il coaching deve avvenire in modo continuativo, senza far passare troppo tempo fra una sessione e l’altra. Ci si può ad esempio dare degli obiettivi su base trimestrale in cui prevedere un incontro iniziale, uno intermedio e uno finale. Durante il secondo e il terzo di questi appuntamenti inoltre meglio iniziare la sessione con un feedback sui progressi raggiunti.
Meglio evitare di elogiare o denigrare troppo quanto ottenuto dai propri dipendenti in quanto esagerare in entrambi i sensi tende a insospettire gli ascoltatori. Una parola di apprezzamento si può spendere, esattamente come una critica, ma in fin dei conti si è in un contesto lavorativo e occorre essere razionali.
Valorizzare il talento è l’essenza del lavoro del manager coach
Questo ruolo non nasce con la semplice idea di insegnare e formare il personale di un’azienda, ma piuttosto con il fine di allenare, stimolare i talenti. Si dice che ogni persona sia unica per capacità e carattere e questo aspetto andrebbe tenuto presente anche in contesto lavorativo. Ciascuno naturalmente presenta anche della mancanze e dei margini di miglioramento, ma le loro potenzialità vanno esplorate e valorizzate.
Ciò significa assegnare ruoli di responsabilità a chi si dimostra pronto a riceverli o mettere alla prova i dipendenti più promettenti. Il manager coach nella sua attività dovrebbe facilitare questi cambiamenti, in modo che un giovane talento si sviluppi a pieno. Tutto ovviamente considerando anche le dinamiche all’interno del team.
Perché il coaching torni a vantaggio dell’azienda occorre infatti trovare il giusto equilibrio tra tre aspetti. Prima di tutto la performance economica e i costi, la crescita professionale dei dipendenti e naturalmente l’equilibrio del gruppo di lavoro. Infatti l’aspetto emotivo e la pressione psicologica non sono elementi da trascurare.
L’autonomia del lavoratore o del team si raggiunge per gradi, coinvolgendoli di più a livello aziendale e instaurando in loro un nuovo approccio verso l’autorità. Perché questo processo funzioni occorre che i dipendenti coinvolti lavorino sulla propria maturità emotiva per accettare nuove responsabilità.
Come prepararsi a ricoprire questo ruolo
Esistono diversi corsi di formazione o master per preparare i manager coach che rilasciano attestati per certificare le competenze raggiunte. A erogarli possono essere le università o realtà private specializzate nel campo del coaching, ma a prescindere dall’ente i contenuti sono molto simili. Prima di tutto non può mancare la formazione sul team coaching.
Si tratta di un percorso che il coach propone a gruppo di dipendenti di un’azienda, coinvolgendo tutti allo stesso modo e imparando a lavorare sui rapporti interni al team. Per il coach è importante questo punto perché può facilitare la collaborazione ed evitare che insorgano tensioni o conflitti che andrebbero a discapito dell’azienda.
Per diventare manager coach occorre anche approfondire l’aspetto del performance management. Questo significa imparare come pianificare il lavoro delle imprese mettendo in accordo i vari reparti aziendali e sviluppare strategie di adattamento rapido agli imprevisti. Perché questo avvenga importante è investire sulla condivisione degli obiettivi fra tutti i dipendenti per quanto riguarda la mission aziendale.
Fra le soft skills che servono a questa figura c’è sicuramente al primo posto il problem solving, seguito dalla capacità di organizzazione e da ottime doti di comunicazione. Positività ed empatia aiutano a motivare i collaboratori e stabilire più facilmente una relazione di fiducia.