Sindrome dell’impostore: perché ti senti inadeguato e cosa fare
L’espressione sindrome dell’impostore ha meno di cinquant’anni, perché le prima a parlarne furono le psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes negli anni ’70. Per la precisione usarono la denominazione Impostor Phenomenon e la classificarono come una condizione psicologica tipica di chi ha successo in campo professionale. Ma come indica il nome del disturbo a dispetto di ciò chi ne soffre sente di non meritare ciò che ha ottenuto.
Quando Clance e Imes lo definirono, notarono che sembrava colpire soprattutto le donne che occupavano posizioni di rilievo. Negli ultimi anni però è emerso che il genere non sembri rilevante a livello dell’incidenza di questa condizione. Anche l’ambito professionale non sembra avere un ruolo particolare, poiché possono sentirsi inadeguati allo stesso modo figure del mondo dello sport e dirigenti d’azienda.
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Chi colpisce la sindrome dell’impostore
Le persone che soffrono di questa condizione si sentono come se a dispetto dei traguardi raggiunti dietro l’angolo ci sia qualcuno pronto a smascherarli come degli incapaci. Non sentono di meritare la posizione che ricoprono o i premi conquistati, né sentono di avere le qualità che possiedono. La sensazione di non essere degni di un ruolo li porta a sviluppare una paura costante di perdere tutto ciò che hanno ottenuto.
Anche se la sindrome dell’impostore è un disturbo che può colpire chiunque, alcuni soggetti sono più portati di altri a svilupparla. Tra questi ci sono le persone che sono molto critiche verso sé stesse e che per questo notano facilmente i propri difetti ma non i pregi che hanno. Se anche vedono riscontro dei propri sforzi non fanno che pensare che qualcun altro al loro posto avrebbe ottenuto un risultato migliore.
Vulnerabili sono anche le persone che hanno un profondo senso del dovere e che ricoprono ruoli di grande responsabilità.
Un minimo insuccesso li fa vacillare e temere di aver provocato un disastro, e anche se riescono a gestire una situazione di emergenza pensano sia dovuto alla fortuna. Non aiuta il fatto che avere sulle proprie spalle tante responsabilità già di per sé renda difficile restare lucidi in determinate circostanze.
A questa schiera si uniscono i professionisti che si stanno costruendo una carriera in settori ancora poco conosciuti o comparsi da poco. Sebbene siano da ammirare come pionieri non è raro che si interroghino sulle scelte fatte e se il loro impegno meriti davvero ammirazione. Per loro non è raro non sentire compreso il proprio lavoro o ricevere giudizi scoraggianti da parte di persone poco informate sulla loro professione.
Cosa significa avere questa condizione
Chi soffre della sindrome dell’impostore manifesta spesso alcuni atteggiamenti che rendono evidente anche agli altri il suo senso di inadeguatezza. Per esempio tende a essere perfezionista a livelli maniacali, pronto a rifare la stessa cosa decine di volte perché mai soddisfatto del risultato.
Un atteggiamento che poi si rivela controproducente perché lo porta a spendere tempo per sistemare un lavoro che era già completo.
Di fronte ai complimenti di solito queste persone tendono a imbarazzarsi e anzi a cercare di correggere il giudizio di chi li sta lodando. Possono per esempio sminuire alcuni risultati o dare segni evidenti di disagio se ricevono complimenti in pubblico, e cercano perciò di cambiare argomento. Di solito replicano sempre con “Non è vero” o “Sta esagerando” anziché ringraziare e apprezzare chi vuole metterli in buona luce. Inutile aggiungere che autopromuoversi per loro è una sfida vera e propria.
Le conseguenze della sindrome dell’impostore spesso non riguardano solo la psiche ma anche il fisico. Ansia e stress sono una condizione costante per chi ne soffre e possono facilmente dar luogo a somatizzazioni del problema. Sfoghi cutanei, palpitazioni e vertigini non sono rari, soprattutto quando ci si ritrova al centro dell’attenzione. Non c’è da stupirsi se chi presenta questa condizione finisca anche per declinare offerte di crescita professionale o si faccia sfuggire opportunità proficue. La paura di essere scoperto e di non dimostrarsi all’altezza lo spingono a evitare occasioni di questo tipo, che vedono come una trappola.
Gestire la sindrome dell’impostore
Viste le limitazioni che porta ad avere non si tratta di un disturbo da sottovalutare sul lungo periodo, sia per la carriera che per la salute psicofisica. Ci sono però alcune strategie per attenuare la sensazione di inadeguatezza che deriva da questa condizione. Una di queste è quella di confidarsi con le persone vicine parlando delle proprie sensazioni, in modo da alleggerirsi.
Mettersi a confronto con gli altri non è d’aiuto, anzi la cosa migliore è focalizzarsi sui propri punti di forza ed evitare di volerli emulare a tutti i costi. Ognuno ha le proprie qualità e impara come sfruttarle, anche se può impiegare più tempo o trovare vie alternative per giungere allo stesso risultato. Si possono piuttosto chiedere dei consigli per migliorarsi, senza prenderli come oro colato.
Un altro aiuto per contrastare la sindrome dell’impostore è ripercorrere i propri traguardi passati e prendere coscienza dell’impegno che hanno richiesto. Guardarsi da fuori aiuta a essere più obiettivi sulle proprie capacità e così imparare ad acquisire più sicurezza. Anche elencare le proprie qualità è un esercizio utile per la propria autostima, come promemoria per i momenti di difficoltà.
In caso tutto ciò non sia sufficiente rimane aperta la possibilità di chiedere consulenza a uno specialista. Se il problema ha radici molto profonde parlare del proprio disagio con uno psicologo può aiutare a non sentirsi giudicati come lo sarebbe confidandosi con chi si conosce.
I casi emblematici nel mondo delle star
Come si accennava, la sindrome dell’impostore colpisce le persone di successo e cantanti, attori e celebrità in generale non ne sono immuni. Alcune di loro hanno deciso nel tempo di aprirsi e raccontare la propria convivenza con questa condizione, tra cui Billie Eilish. La cantante ne ha parlato di recente raccontando come diventare famosa a soli 15 anni abbia sconvolto la sua vita e la sua idea di sé stessa.
Anche uno dei volti emblematici della serie Game of Thrones come Maisie Williams ha fatto esperienza di questo disturbo. Avendo iniziato da bambina a recitare spesso sentiva di essere fuori luogo su un set, e a diversi anni di distanza la sensazione ancora non se n’è andata. Ad aiutarla a convivere con questa condizione sono stati i colleghi coetanei, da cui si è sentita capita.