Bias Cognitivi: i trucchi della mente che deformano la realtà
Per definire con esattezza cosa siano i bias cognitivi dobbiamo partire dal primo termine dell’espressione. Si tratta di un termine inglese che tradotto letteralmente significa obliquo, deviato. Di conseguenza possiamo descriverli in parole povere come delle distorsioni a livello mentale che possono influenzare il nostro pensiero. Il problema è che non ce ne rendiamo conto, anzi spesso sono connaturati ai nostri ragionamenti.
A provocare queste deviazioni di pensiero possiamo trovare diverse cause, tra cui alcuni schemi mentali o dei pregiudizi radicati nella persona.
Si tratta di un fenomeno umano e perciò inevitabile per tutti, anche per chi si ritiene una persona dalla mentalità aperta. Studiandoli in modo accurato per è possibile imparare a riconoscere (almeno a posteriori) se alcune decisioni prese sono derivate da queste distorsioni.
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Come sono stati scoperti i bias cognitivi
Nel pensiero umano gli psicologi hanno identificato dei processi chiamati euristiche che sfruttano l’intuito per trovare risposte e soluzioni in modo rapido. Il termine deriva dal verbo greco εὐρίσκω che significa per l’appunto “trovare” (infatti “Eureka!” vuol dire “ho trovato!”). Grazie a queste scorciatoie mentali non serve impiegare troppo tempo per valutare una situazione e per questo sono processi usati di frequente.
Analizzando più a fondo la questione però nel 2002 è emerso che i bias cognitivi siano degli schemi molto simili alle euristiche. A differenza di queste però non sono processi usati per risolvere un problema bensì per esprimere un giudizio su una questione. Dato che non prevedono di ragionare troppo su un concetto è facile che si arrivi a dare pareri infondati su situazioni che si conoscono solo a livello superficiale. A prima vista però sembrano simili ad altre, il che porta a non approfondirle più di tanto.
Anche gli stereotipi sono in qualche modo simili alle euristiche, dato che si tratta di modelli preimpostati che ci aiutano a trarre conclusioni in automatico relative a certe questioni. Rispetto a queste ultime però più che dare un’idea su come comportarsi si limitano a dare modo di elaborare alcuni concetti. La memoria immagazzina gli stereotipi e li radica nella mentalità, ma per richiamarli alla mente serve un meccanismo apposito, rappresentato dai bias.
A definire questa associazione sono stati due studiosi di psicologia sociale, Devine e Sharp, all’interno del libro Handbook of prejudice, stereotyping, and discrimination. La Psicologia Sociale è la branca che si occupa di analizzare le interazioni fra i singoli individui e i diversi gruppi sociali. Si occupa perciò di come si struttura la società, degli schemi di comportamento e di cosa può influenzarli.
Cosa porta a questi meccanismi di distorsione
Tra i motivi che portano il cervello umano a sviluppare dei bias cognitivi possiamo identificarne tre cause principali.
La prima in assoluto è la selettività della nostra mente, un aspetto connaturato ai limiti di immagazzinaggio delle informazioni. Il cervello non è un computer o un database illimitato e cerca di trattenere quelle che considera le nozioni più importanti trascurando quelle accessorie. Addirittura alcuni ricordi possono essere distorti dalla selettività.
Sempre questo meccanismo porta la mente a trattenere alcuni dettagli e perderne subito altri nel momento stesso in cui si ricevono delle istruzioni o una notizia. Ma un altro problema che favorisce le distorsioni mentali è la necessità di dover pensare in fretta.
Voler essere veloci però espone a una maggiore possibilità di commettere un errore, magari a causa di qualche aspetto trascurato.
Per collegarsi a questo punto, bisogna ammettere che anche la mancanza di informazioni fondamentali può essere la causa di alcuni bias cognitivi. Se ci si ritrova a dover prendere delle decisioni ignorando la maggior parte dei dettagli relativi a una situazione è facile arrivare a conclusioni sbagliate.
Su tutti questi aspetti si basano alcune strategie di negoziazione, dove si celano alcuni aspetti di un accordo mentre in contemporanea si mette fretta all’interlocutore. Di conseguenza si è spinti a dare una risposta senza avere il tempo di riflettere a fondo, spinti dalla frenesia. Ma anche il gioco d’azzardo tende a sfruttare questi schemi, per esempio con il bluff.
Quali sono i maggiori bias cognitivi
Come ci insegna la matematica, la risposta ai problemi è una sola ma gli errori che si possono fare sono diversi.
Anche nel caso di queste fallacie mentali è così, e di seguito vedremo quali sono le più comuni:
- Confimation bias.
Si tratta in assoluto dell’errore di pensiero più comune, ed è un meccanismo inconscio che spinge a cercare continuamente pareri concordanti con il proprio. Ad esempio chi è convinto che la medicina alternativa sia migliore di quella ufficiale non fa che reperire studi a sostegno di questa tesi.
- Self-serving bias.
Quasi tutti prima o poi ne fanno esperienza, poiché si tratta di uno schema mentale che mira ad autogiustificarsi di fronte agli insuccessi. Se si fallisce a una prova d’esame per esempio è umano pensare al fatto che il risultato riportato derivi da ragioni esterne piuttosto che ammettere di aver sbagliato. Al contrario però se si raggiunge un traguardo lo stesso schema porta a pensare di averne tutto il merito a prescindere.
- Halo effect, uno dei bias cognitivi legati al mondo del marketing.
Si tratta di una distorsione che permette a molti influencer di affermarsi come tali nel mondo dei social. La mente tende infatti a fidarsi di una persona che appare molto competente in un settore arrivando ad accettare come oro colato ogni cosa. Per questo molti follower finiscono per omologarsi al pensiero di chi seguono anche quando parla di argomenti di cui non è affatto esperto.
- Blind spot, ovvero “punto cieco”. Si tratta di uno schema distorto che porta le persone a negare di essere state vittima di un bias anche di fronte all’evidenza.
Quali sono i rischi peggiori
I bias cognitivi possono influenzare le persone in qualsiasi ambito, ma quando lo fanno nelle azioni quotidiane possono rivelarsi molto pericolosi. Ad esempio ci portano a non cercare informazioni su certe questioni o a credere a delle notizie solo perché recenti e provenienti da una fonte abituale anche se false. Se ciò influenza nelle questioni relative alla propria salute è facile capire quali siano i pericoli che rappresenta.
Nel contesto professionale, chi si lascia influenzare dal self-serving bias e altre distorsioni simili finisce spesso con l’avere molte tensioni con i colleghi. Può sbagliare a valutare le capacità dei propri dipendenti o non riuscire a lavorare in team perché convinto che i colleghi lo stiano ostacolando.
Al tempo stesso potrebbe non ascoltare il parere di alcuni solo perché sembrano non appoggiare le sue idee.